L’esecuzione di Lisa Montgomery fissata per ieri è stata compiuta. La decisione presa dal tribunale presieduto dal giudice Patrick Hanlon
Il nuovo presidente Joe Biden e la nuova politica democratica forse potevano fare la differenza sulla sorte di Lisa Mongomery che per ben due volte si era salvata dalla pena di morte. Ieri la decisione definitiva del giudice Patrick Hanlon che non le ha concesso la sospensione dell’iniezione letale. Lisa infatti nel 2004 aveva ucciso una giovane donna incinta, squarciandole la pancia per rapire la figlia che portava in grembo.
Il primo rinvio l’8 dicembre a causa della positività al coronavirus da parte dei suoi avvocati, poi confermata per il 12 gennaio ma ieri la decisione che ha ribaltato tutto.
Secondo quanto riporta l’US Bureau of Prisons records, l’ultima esecuzione capitale in America risale al 1953 in cui Bonny Heady morì in camera a gas per aver a sua volta ucciso un bimbo di 6 anni.
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Da allora, le pene capitali federali si sono fermate per 17 anni fino a quando nel 2020, il presidente uscente Trump ne ha ufficializzato la ripresa.
“Alla signora Montgomery sono state diagnosticate menomazioni cerebrali fisiche e malattie mentali multiple. Tre esperti sono dell’opinione che, sulla base della condotta e dei sintomi riferiti loro dal legale, la percezione della realtà sia attualmente distorta e compromessa”. Questo quanto annunciato ieri dal giudice Patrick Hanlon responsabile della decisione. Poi il cambio di rotta e la condanna, troppo grave il gesto compiuto dalla donna nel 2004.
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L’avvocato della Montgomery, Kelley Henry, ha sottolineato come l’esecuzione verso la sua assistita fosse “inadatta all’esecuzione ai sensi dell’Ottavo Emendamento”. Sin dall’inizio la difesa aveva sempre puntato sull’infermità mentale di Lisa. I gravi danni psicologici riportati a causa degli abusi subiti durante l’infanzia avevano condizionato la sua condotta.
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