I giudici della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso della difesa di Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio.
La Corte di Cassazione ha accolto le richieste della difesa di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. I giudici hanno annullato con rinvio le ordinanze tramite le quali la Corte d’Assise di Bergamo aveva respinto la richiesta di accedere ai reperti presentata dai legali di Bossetti. Dopo la decisione degli Ermellini, i giudici di Bergamo dovranno nuovamente valutare la richiesta della difesa per poter avere accesso ai reperti.
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Si riaprono le speranze di Massimo Bossetti, condannato per l’omicidio di Yara Gambirasio, in vista di una revisione del processo. La prima sezione penale della Corte di Cassazione, secondo quanto la redazione de Il Giorno, ha accolto le richieste della difesa del muratore di Mapello annullando il provvedimento, dichiarato inammissibile, della Corte d’Assise di Bergamo con il quale aveva respinto le richieste dei legali di Bossetti di poter accedere ai reperti. Tra questi vi sarebbero 54 campioni di Dna ed abiti della ragazza 13enne, reperti sui quale i giudici si sono basati per la condanna dell’imputato.
In seguito alla decisione della Suprema Corte, adesso i giudici della Corte d’Assise di Bergamo dovranno esaminare e pronunciarsi nuovamente sulla richiesta presentata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Campirini. Proprio l’avvocato Salvagni ha commentato la decisione affermando: “È una decisione che ci soddisfa – riporta Il Giorno– e che ci fa ben sperare nella possibilità di ottenere giustizia. Sono molto contento per Massimo e adesso speriamo di aver accesso ai reperti con cui siamo certi di poter dimostrare l’innocenza del nostro assistito“.
Attualmente Massimo Bossetti sta scontando la sua pena nel carcere di Bollate di Milano. Il muratore era stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione all’ergastolo nell’ottobre del 2018 confermando le condanne nei primi due gradi di giudizio.
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Dopo la condanna i legali presentarono ricorso anche presso la la corte europea dei diritti dell’uomo che respinse la richiesta.
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