“Non consegno agli ebrei”: quattro mesi di carcere per il fattorino Deliveroo

Il dipendente di Deliveroo aveva rifiutato di consegnare la portata a un cliente per motivi antisemiti. La condanna del tribunale.

“Non consegno agli ebrei.” Sono state queste le parole di un fattorino di un ristorante di Strasburgo, in Francia. È passata esattamente una settimana da quel giovedì, giorno in cui il dipendente di Deliveroo espresse il suo totale diniego di fronte alla richiesta di asporto da parte dei due capi del locale. Questi ultimi hanno deciso di denunciarlo per antisemitismo lo scorso 7 gennaio. Il proprietario del ristorante ha dichiarato al canale di notizie francese Cnews di aver specificato al fattorino le caratteristiche della portata, su richiesta del dipendente stesso. Una volta appreso che in quell’occasione avrebbe trasportato delle specialità israeliane, il lavoratore di Deliveroo si sarebbe rifiutato a prestare il nostro servizio di consegna di cibo asporto. La risposta è stata agghiacciante: “ah beh, allora non lo consegno.”

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La decisione del tribunale di Strasburgo

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Il fattorino Deliveroo è stato condannato ieri, giovedì 14 gennaio, a quattro mesi di carcere dal tribunale di Strasburgo. Il giovane dipendente di nazionalità algerina, è stato giudicato responsabile di discriminazione e stigma su base religiosa. Indipendentemente dalla sua natura, qualsiasi forma di discriminazione è severamente proibita in Francia. “Dobbiamo rispettare tutti in questo Paese” – ha ricordato il presidente del tribunale Bertrand Gautier, al momento della pronuncia del verdetto. Arrivato in Francia con un visto turistico circa un anno fa, il 19enne si trova inoltre in una situazione irregolare. Presente illegalmente sul territorio, l’imputato è quindi soggetto anche all’obbligo di uscita dal territorio francese su ordine della prefettura. All’udienza, uno dei ristoratori ha ribadito che il fattorino aveva aperto il conto Deliveroo e aveva espressamente dichiarato di non consegnare cibo d’asporto agli ebrei, prima di annullare l’ordine davanti agli occhi del titolare.

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Il dipendente, accompagnato da un interprete in tribunale, ha ammesso di aver annullato gli ordini mentre ha sempre negato di aver pronunciato la frase discriminatoria.

Fonte Cnews

 

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