Il fratello di Adriano Urso ha rilasciato delle dichiarazioni in merito al racconto proposto sulla storia del pianista: la verità
In questi giorni, in seguito alla morte di Adriano Urso, è circolato il racconto sulla sua storia. Il fratello del pianista rilascia delle dichiarazioni che smentiscono la narrazione proposta.
Quest’ultima ha designato una situazione precaria che avrebbe portato il musicista a reinventarsi. Adriano Urso infatti, non potendo esibirsi nei locali per via delle misure restrittive introdotte per contrastare il Covid 19, sarebbe stato costretto a cercare un altro impiego
Avrebbe dunque accettato un lavoro come rider, incorrendo nel malore che ha causato la morte, in seguito allo sforzo di spingere l’auto in panne durante le consegne. Un triste destino, la cui spiegazione non sembra incontrare l’approvazione di chi lo conosceva da vicino.
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Il fratello del pianista, Emanuele, chiarisce gli avvenimenti in seguito alle notizie inesatte pubblicate. Infatti non sarebbe il bisogno economico la causa della scelta lavorativa di Adriano Urso, poichè apparteneva a una famiglia benestante.
La vera motivazione che lo avrebbe spinto a questa opzione sarebbe più una necessità sociale, non meno rilevante. Dopo diversi mesi in cui si è trovato impossibilitato a recarsi a suonare nei locali come sua consuetudine, luoghi in cui era abituato al contatto umano, ha avvertito la spinta di sentirsi utile.
Le parole del fratello hanno così precisato la realtà: “La chiusura era per lui un problema, abituato a vivere la notte dopo i concerti, e ha trovato in questa attività il modo di incontrare persone”.
Per quanto riguarda il malore, aggiunge che c’erano state delle sintomatologie sottovalutate nei giorni precedenti. Adriano Urso, oltre che il diploma in conservatorio, aveva conseguito una laurea in farmacia e tendeva a sviluppare delle autodiagnosi. Tuttavia aveva deciso di sottoporsi a una visita medica il giorno successivo, alla quale drammaticamente non è riuscito ad arrivare.
La tragica casualità della batteria scarica lo ha indotto a eseguire lo sforzo di spingere l’auto in panne. In seguito avrebbe ricevuto l’aiuto di un passante, ma dopo essersi messo al volante è sopraggiunto il malore. Inutili i soccorsi del 118.
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Emanuele ricorda il fratello Adriano come un uomo di altri tempi, di nobile animo e gesti gentili. Ne ha parlato così: “Un pianista geniale e unico, per come scriveva e per l’orecchio assoluto di cui era dotato. Era sempre impeccabile e un fratello esemplare. Insostituibile dal punto di vista musicale e umano”.
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