Dopo la gioia per il risveglio di Zanardi, la dottoressa Federica Alemanno spiega in cosa consiste ed i vantaggi della chirurgia da svegli.
La trentaseienne dottoressa in neuroscienze, Federica Alemanni, svolge attualmente la sua professione all’Ospedale San Raffaele di Milano. Grazie alla sua educazione umanistica combinata al sapere medico, e dunque alla combinazione tra filosofia e psicologia, sta prendendo parte ad un’innovazione scientifica che permetterebbe delle migliori condizioni di vita a pazienti che devono sottoporsi a delicate operazioni chirurgiche in campo neuronale, come quella subita lo scorso anno dal campione Alex Zanardi. Si tratta di awake surgery, ovvero chirurgia da svegli, per cui nel caso dello stesso pilota la presenza della responsabile del Servizio di Neuropsicologia del San Raffaele ha giocato un ruolo fondamentale. “È stata una grande emozione quando ha cominciato a parlare, nessuno ci credeva“, sono stante le sue parole dopo il risveglio di Zanardi.
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Federica Alemanni e i dettagli dell’ awake surgery
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Alla base di tale tecnica vi sarebbe appunto il sostegno attivo della dottoressa che, tenendo la mano al paziente per tutta la durata dell’operazione, permette di tranquillizzarlo e di costatare con facilità una serie di fattori evitando gravi ripercussioni a livello celebrale. La particolarità di questa tecnica consiste nell’essere fondata sullo studio delle attività del cervello e pare che venga effettuata ancora in poche strutture nella penisola. Si interviene senza l’ausilio del bisturi classico in caso di tumori aggressivi o comunque lesivi per alcune funzioni fondamentali, come quella di potersi esprimere esaustivamente. Ed è utilizzata per lo più su pazienti tra i 30 ed i 50 anni.
Prima di procedere con l’intervento grazie ad un “bisturi di radiazioni”, se l’area da operare potrebbe intaccare la memoria del paziente, si mostra lui una fotografia che ritrae una persona di fondamentale importanza nella sua vita, per poi mostrala nuovamente durante l’operazione poco prima di attivare il suddetto bisturi.
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Qualora il paziente riconoscesse anche nel secondo momento la persona allora si può procedere con la certezza di non creare danni irreversibile. Un incredibile maniera di preservare le funzioni cognitive di pazienti con gravi patologie, quali tumori, Parkinson o Alzheimer. Costretti in ogni caso ad dover intervenire chirurgicamente e drasticamente.