Nel giorno in cui Emanuela Orlandi avrebbe festeggiato 53 anni, il fratello Pietro ha organizzato un sit-in per renderle omaggio e ricordarla a quasi 38 anni dalla sua scomparsa.
Il 14 gennaio 2021 Emanuela Orlandi avrebbe compiuto 53 anni: la ragazza scomparsa il 22 giugno 1983, a 15 anni e mai più ritrovata.
Si tratta di uno dei casi più oscuri dello Stato italiano e del Vaticano e a distanza di quasi 38 anni ancora non si è scoperta la verità.
I famigliari si sono tormentati in tutto questo tempo per avere giustizia ma purtroppo hanno ricevuto moltissime porte in faccia sia dalla Magistratura che dalla Gendarmeria. Sono tante le piste che sono state percorse in questi anni: si è parlato della Banda della Magliana, della pedofilia in Vaticano ma non si è mai scoperto dove fosse realmente Emanuela e se è ancora in vita.
Suo fratello, in questi anni, non si è dato pace nonostante sembri che il potere della Chiesa voglia ostacolarlo nelle sue continue ricerche come ha dichiarato durante il sit-in che si è tenuto a Roma, più precisamente a Largo Giovanni XXIII, davanti lo Stato Vaticano.
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Le parole di Pietro Orlandi
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Prima del suo comizio, Pietro Orlandi ha rilasciato un’intervista ai nostri microfoni in cui ci ha parlato del caso irrisolto di sua sorella, sottolineando che continuerà a lottare finché non otterrà la verità.
Si può dire che ha improntato tutta la sua vita sulla ricerca di sua sorella e della verità. In che modo è riuscito ad affrontare questi anni?
“Sempre nella speranza di riuscire ad arrivare a una fine positiva. Mi sembra ieri che è successo eppure sono 37 anni, queste manifestazioni che facciamo servono a tenere alta l’attenzione, anche se in molti mi dicono ‘Che le fai a fare ormai, a che serve?‘ Ma se svanisce il ricordo di quello che è successo quasi sicuramente c’è il rischio che possa svanire la possibilità di arrivare alla verità e questa è una cosa che non riesco a permettere perché secondo me un’ingiustizia è una cosa che non può mai essere accettata, che sia passato un giorno o 37 anni come per Emanuela”.
E dopo quasi 38 anni, qual è la prima cosa che la muove e che non la fa smettere di lottare?
“Il senso di giustizia che non può mai cessare. Io non riuscirei a vivere una vita serena altrimenti. Come molti mi dicono: ‘Dopo quasi 38 anni vivi la tua vita‘, io non ci riesco perché per me è inaccettabile e parlo per Emanuela ma anche per tante situazioni come la sua. Troppo spesso ci abituano ad accettare passivamente un’ingiustizia solo perché sono passati tanti anni, considerando poi che ci sono tante persone che sono a conoscenza di quello che è accaduto. Io sono convinto che riusciremo ad arrivare alla verità e a dare giustizia ad Emanuela”.
Ad oggi si sente di non escludere ancora nessuna pista?
“In tanti mi fanno questa domanda ma purtroppo è così, perché in tanti anni non c’è mai stata la prova di quale sia la pista giusta o di quale quella più falsa. Quindi è impossibile scartarle, purtroppo è proprio questo che manca. In 37 anni tantissime piste seguite, tantissime ipotesi ma non c’è mai stata la prova concreta che ti fa escludere tutte le altre. Anche adesso succede che qualcuno mi contatta e mi dicono di sapere qualcosa, succede tutti i giorni e io non rinuncio ad incontrare nessuno, sempre con la speranza che quella sia la persona giusta che possa sapere la verità”.
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Vuole fare un appello a chi sa qualcosa ma non la dice?
“Come fanno a vivere con questo peso sulla coscienza per quasi 38 anni? E non mi riferisco solo alle persone che hanno avuto una responsabilità diretta ma anche a quelle che sanno cos’è successo e non dicono nulla, diventando automaticamente complici. Questo silenzio per difendere chi, poi?”
MELISSA LANDOLINA
Per vedere l’intervista completa a Pietro Orlandi guarda il video: