Il tamarindo è un frutto esotico ricco di benefici per la nostra salute. Le sue incredibili proprietà lo rendono perfetto in caso di irregolarità intestinale o infezioni. Tuttavia, il tamarindo è anche un ingrediente prezioso in cucina che sta diventando sempre più popolare e di tendenza.
In questo articolo ti spiegheremo quali sono i benefici che puoi trarre da questo frutto particolarismo e ti mostreremo la preparazione di alcuni piatti esotici e di alcuni long drink molto saporiti per fare un figurone durante le cene e gli aperitivi con gli amici.
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Il tamarindo è un albero da frutto tropicale appartenente alla famiglia delle Fabaceae, originario dell’Africa Orientale e dell’India, ma coltivato anche in molte aree tropicali asiatiche e dell’America Latina.
Il frutto di quest’albero viene utilizzato per l’alimentazione, per scopi ornamentali e anche per le sue proprietà medicinali.
Ha una crescita molto lenta che lo rende dunque particolarmente prezioso e costoso, soprattutto in Europa dove viene importato. Un antico proverbio orientale dice: “chi pianta tamarindi non raccoglie tamarindi”.
Basti pensare che in condizioni normali e senza particolari problemi legati al suolo o a eventi atmosferici l’albero fruttifica non prima del suo sesto-settimo anno d’età.
Il tamarindo è un albero sempreverde, molto massiccio e robusto. Nonostante la sua crescita lenta è un albero molto longevo capace di diventare plurisecolare. In condizioni particolarmente favorevoli può arrivare anche a trenta metri di altezza e più di sette metri di circonferenza.
Come accade in altre specie di Mimosoidee, le foglie si richiudono durante la notte. I suoi fiori sono poco appariscenti, lunghi circa 2,5 cm gialli con strie rosse o arancioni, riuniti in infiorescenze. Hanno 5 petali e un calice di quattro sepali caduchi alla fioritura.
Il frutto è una sorta di un legume che pende, lungo 10–15 cm e leggermente incurvato. I frutti del Tamarindo contengono una polpa marrone succosa ed edule e dei semi duri appiattiti e lucenti.
Il termine “tamarindo” deriva dall’arabo “tamr hindi” che vuol dire letteralmente “dattero dell’India”. Infatti la sua forma e il suo colore ricordano proprio un dattero.
Come abbiamo detto, il tamarindo è originario dell’India e dell’Africa Orientale anche se oggi viene coltivato in sud America e nei paesi dal clima tropicale. Ma come ha fatto questo frutto così particolare a giungere fino a noi?
Il tamarindo giunse in Europa portato dai crociati. Ai tempi della regina Vittoria, gli inglesi che vivevano a Goa in India, tenevano un baccello di tamarindo nell’orecchio quando si recavano nei quartieri dei nativi per tenerli lontano.
Infatti essi pensavano che i baccelli fossero abitati da demoni. Da allora i coloni furono chiamati “ teste di tamarindo” con accezione negativa e con l’intento canzonatorio.
In Italia, invece, il tamarindo è conosciuto per essere uno sciroppo che si allungava con acqua ghiacciata, molto rinfrescante. Si tratta di un prodotto di grande diffusione e successo sin dal suo esordio nel 1898.
Basti pensare che ancora oggi lo possiamo trovare in commercio nella sua confezione originale: un’elegante bottiglia quadrata, con una etichetta bianca e rossa che racconta la storia e le virtù del prodotto.
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Come abbiamo detto, il tamarindo viene usato anche per fini curativi ed è in grado di dare benessere in alcuni casi specifici. Il principio attivo del tamarindo è attivo contro aspergillus niger cioè un fungo intestinale e contro la candida.
Alcuni studi in via di sperimentazione dimostrano la sua particolare efficacia contro lo stafilococco aureo e l’escherichia coli un batterio che può provocare malattie nell’uomo e negli animali.
Polpa, foglie e corteccia hanno applicazioni mediche. Per esempio, nelle Filippine e nel Sudan le foglie sono state tradizionalmente usate per tisane utili a contrastare le febbri malariche.
In India è usato nella medicina ayurvedica per problemi gastrici o digestivi e contro il mal di denti. In Italia le sue proprietà erano già note ai tempi della Scuola medica salernitana, Pietro Andrea Mattioli del 1500 che lo definiva utile “per far muovere il corpo”.
A basse dosi regola la funzione intestinale, mentre a dosi più alte ha un effetto lassativo. In questo caso può essere assunto con regolarità da chi soffre di stitichezza.
Tuttavia il tamarindo presenta una speciale azione antiossidante imputabile alla presenza di alcune sostanze, acido caffeico e tartarico, in grado di inibire la produzione dei radicali liberi contrastando i loro effetti negativi su tutto l’organismo.
Non è consigliabile utilizzare il tamarindo se stai seguendo un regime alimentare consigliato poiché questo frutto è caratterizzato da un importante profilo nutrizionale. Il frutto è composto principalmente da zuccheri, acqua e fibre.
Il tamarindo è però molto ricco inoltre di sali minerali, in particolare: potassio, fosforo, magnesio, sodio, calcio e selenio.
Nonostante il tamarindo sia un frutto poco usato nella cucina Mediterranea, oggi è facilmente reperibile nella grande distribuzione, dunque in molti supermercati, nei reparti dedicati alla frutta tropicale.
Oltre al frutto vero e proprio, però, è possibile comprare anche le gelatine, le creme e le marmellate derivate dalla lavorazione della buccia. Puoi trovare questo frutto insieme con altre erbe come il finocchio anche in erboristeria, per la preparazione delle tisane.
Nei negozi specializzati nella vendita di prodotti etnici potete trovare anche la pasta di tamarindo, assai utilizzata per la preparazione zuppe di verdure da arricchire poi di pesci o crostacei.
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Come ti abbiamo già detto, il tamarindo è un frutto non molto utilizzato nella cucina Mediterranea. Tuttavia, specialmente negli ultimi anni, il tamarindo è sempre più richiesto per preparare piatti esotici ma anche per arricchire dei piatti della tradizione dandogli un gustoso tocco gourmet.
In alcune ricette della cucina occidentale il tamarindo viene utilizzato nella preparazione di bevande rinfrescanti, nella salsa Worcestershire e nella salsa HP, un tipico condimento britannico.
La pasta di tamarindo ha molti usi culinari tra cui un l’uso nei chutney, in particolare quelli indiani e pakistani, nei curry e negli sciroppi. Nella cucina thailandese, invece, viene utilizzato nella preparazione di piatti famosi come il pad thai e alcuni tipi di curry.
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Il “Tamarita” è un cocktail fantastico, particolarissimo e dal sapore molto speziato a base di tequila e salsa al tamarindo. Va servito in un calice a coppa tipo quello per il Margarita e il metodo di preparazione è veramente divertente e speciale.
Inizia subito prendendo la coppa e affondando il bordo di una coppa da Margarita nel pepe e peperoncino in polvere. Poi versa 1.5 cl di succo di lime, 2.5 cl di salsa di tamarindo, 2.5 cl di Triple sec e 5 cl di tequila argento in uno shaker.
Infine, riempi lo shaker con i cubetti di ghiaccio e shakera per bene. Infine, filtra il liquido nella coppa da Margarita ghiacciata e guarnisci con una foglia di menta.
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Il tamarindo è un frutto molto particolare da consumate con molta cautela perché potrebbe interferire con altri medicinali ed è per questo che bisogna sempre comunicarne al proprio medico di base l’utilizzo.
Attenzione infine a non esagerare con marmellate, salse e sciroppi a base di tamarindo perché il consumo eccessivo può provocare disturbi gastro intestinali date anche le sue proprietà lassative.
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