Dalla cella Antonio De Marco confessa apertamente: “Avrei continuato”

A qualche mese dall’uccisione dei fidanzati di Lecce, arriva una nuova confessione di Antonio De Marco, l’assassino della coppia

fidanzati uccisi a lecce
Eleonora Manta e Daniele De Santis (Foto dal web)

Sono passati quattro mesi da quando Antonio De Marco ha ucciso Eleonora Manta e Daniele De Santis, una giovane coppia di Lecce che aveva appena incoronato il loro amore con una convivenza. Da trenta giorni l’assassino è rinchiuso in una delle celle del carcere di Borgo di San Nicola ed è in isolamento. Da quei muri in questi giorni sono arrivate delle confessioni davvero scioccanti da parte del killer che la polizia ha inserito nelle oltre 1200 pagine del fascicolo del processo al via il 18 febbraio davanti alla Corte d’Assise. Alcune lettere fanno venire i brividi.

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La confessione agghiacciante di Antonio de Marco

Antonio de Marco confessione sulle vittime
(Foto dal web)

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Alcune lettere sono state ritrovate nella cella, altre nelle pagine del diario fatto ritrovare nella stanza presa in affitto in via Fleming. Catalogate come fogli, il numero 14 ricorda la confessione del 7 agosto in cui De Marco affermò di volere uccidere Daniele De Santis precisando che avrebbe ammazzato volentieri una donna ma che fosse comunque un buon inizio. i. “È la cosa peggiore è che sento che se fossi all’esterno il mio impulso di uccidere sarebbe ritornato, sarei scoppiato a piangere, mi sarei arrabbiato – scrive l’assassino – avrei fantasticato su come uccidere qualcuno e poi sarei andato all’Eurospin a comprare patatine e schifezze varie”. E poi ancora: “È facile dottor….(fa il nome di uno psichiatra del carcere, ndr) per me uccidere è facile. Magari non lo è stato dal punto di vista logistico, ma da un punto di vista emotivo è facile. Ma se uccidere non mi ha fatto ottenere nulla, allora probabilmente sentirei l’impulso di farlo ancora?”.

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antonio de marco diario
(Foto dal web)

Le sue parole lette tutte d’un fiato rimandano al profilo di un serial killer. E’ questa l’ipotesi dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero della Procura di Lecce, Maria Consolata Moschettini, con i carabinieri.

 

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