Un excursus tra inquietudine e meditazione sul visionario regista del cinema moderno, David Lynch, nel giorno del suo 75esimo compleanno.
Enigmi ed astrazioni germogliano appositamente per presentare una delle personalità attualmente più ingegnose in campo cinematografico. Ugualmente una miriade di indovinelli filosofici che si accostano con certezza alla figura del pluripremiato regista e sceneggiatore David Lynch. Quale migliore occasione per realizzare un parziale resoconto della sua criptica attività artistica, se non nella ricorrenza di oggi, a poche ora di distanza dal suo 75esimo compleanno. Un’analisi che non può che essere altro se non un totale abbandono della propria coscienza guardando al contempo e con devozione ai suoi capolavori.
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David Lynch: candeline, cornici e visionarie esplorazioni
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David Keith Lynch nasce il 20 gennaio del 1946 a Missoula, una città del Montana, per poi trasferirsi con frequenza nel corso della sua fanciullezza al seguito di alcune decisioni familiari. Il suo esordio è il frutto di un progetto quinquennale, con la pellicola Eraserhead, ovvero La mente che cancella in uscita nel lontano 1982. Un lungometraggio realizzato da David in concomitanza poi del suo successo negli anni a seguire dovuto alla storica serie televisiva di Twin Peaks ed al misterioso thriller Mulholland Drive. Un opera straordinaria e totalmente immersiva che lo vide nel 2002 candidato agli Oscar per il premio di miglior regista. Senza però tralasciare o dimenticare il precedente, ma non meno affascinante, dramma trattato in Elephant Man.
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Oltre all’amore per il cinema, la sua esistenza si spartisce a pari merito grazie al suo interesse sperimentale verso musica e pittura, mantenendo talvolta anch’esse caratteristiche oscure e magnetiche. Per quel che riguarda i premi, tanto per dirne uno, nel 2006, in occasione del Festival di Venezia, il regista vinse il Leone d’oro alla carriera. Di recente Lynch è stato nominato dal quotidiano britannico The Guardian come “regista più importante di quest’epoca“.