Allarmanti i dati riportati dal Bambin Gesù: in aumento i tentativi di suicidio e delle pratiche autolesionistiche
Il report del Bambin Gesù prova una situazione particolarmente preoccupante: tra i giovani aumentano le pratiche autolesionistiche e i tentativi di suicidio. I posti in ospedale dedicati a questi casi sono, infatti, occupati al 100%.
A confermarlo Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma. I tentativi di procurarsi un danno fisico, compreso il suicidio, sono aumentati del 30%. Specie a partire da ottobre – spiega il dottore – gli accessi al pronto soccorso per problematiche di questo tipo sono aumentate e coinvolgono i giovani tra i 12 e i 18 anni.
La situazione è complicata dalla pandemia in atto: secondo Vicari, sarebbe lo stress derivante dall’epidemia a causare una serie di disturbi. Depressione e ansia padroneggiano non solo per la paura di ammalarsi ma anche perché i giovani hanno drasticamente ridotto la possibilità di sfogarsi con i propri coetanei. Anche la chiusura della scuola ha “pesato” sulla faccenda.
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Bambin Gesù: in aumento i ricoveri per “attività autolesionistiche”
Sono drasticamente aumentati i ricoveri al pronto soccorso a causa delle diffuse pratiche di autolesionismo che i giovani si infliggono. In Italia – spiega Stefano Vicari – il 20% degli adolescenti si procura un danno fisico, compreso il suicidio che resta la seconda causa di morte, dopo gli incidenti stradali, nei i giovani in età compresa tra i 10 e i 25 anni.
Il “malessere psicologico” da cui si sentono pervasi – spiega il medico – fa sì che si procurino un male fisico nell’illusione che quest’ultimo possa annullare il primo. Lo stress causato dall’emergenza sanitaria in atto non fa che peggiorare questa situazione: i giovani hanno perso la possibilità di esprimersi e confidarsi con i propri coetanei.
Ad inasprire ulteriormente la questione vi è anche la chiusura delle scuole: queste, infatti, non sono solo luoghi per la “didattica” ma anche per la “formazione del carattere” degli adolescenti. La scuola, specie per i soggetti in difficoltà, è il luogo in cui ci si “afferma” e la sua chiusura determina risvolti negativi.
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I giovani – conclude Vicari – devono essere posti al centro dell’attenzione, “del mondo politico e non”; inoltre, andrebbero rinforzate le strutture psichiatriche in grado di curare le patologie mentali.