La Cassazione ha spiegato il motivo per cui ha accolto i ricorsi dei difensori di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, di accedere ai reperti tra cui ci sono anche i campioni di Dna
La Cassazione ha accolto il ricorso della difesa di Massimo Bossetti condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, uccisa a 16 anni il 26 novembre 2010. È stato spiegato che i due ricorsi presentati dal muratore sono “fondati” e quindi i provvedimenti impugnati devono essere “annullati con rinvio alla corte d’Assise di Bergamo”, la quale dovrà stabilire la data di un’udienza in cui sarà deciso in che modo la difesa di Bossetti potrà accedere ai reperti tra cui ci sono anche i campioni di Dna. Il motivo per cui gli avvocati difensori, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno chiesto di accedere ai reperti è un’eventuale “revisione del processo”.
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Nella sentenza emersa il 12 gennaio 2021, la Corte d’Assise di Bergamo ha stabilito un provvedimento di confisca in cui si legge che “era emersa l’esistenza di provette contenenti 54 campioni di Dna estratti dagli slip e dai leggings della vittima, nonostante la sentenza della Corte di Cassazione che aveva confermato la condanna di Bossetti avesse dato atto del totale esaurimento del materiale genetico”.
Ora i difensori del muratore di Mapello insieme ad altri esperti della difesa potranno visionare questi campioni di Dna e altro materiale appartenente alle indagini e potranno farlo non appena sarà fissata l’udienza da parte della corte d’Assise di Bergamo. Massimo Bossetti è stato considerato come l’unico colpevole dell’omicidio di Yara Gambirasio, il cui corpo fu ritrovato solo tre mesi dopo la scomparsa avvenuta il 26 novembre del 2010.
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