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Esteri

Caso Navalny: in manette anche la moglie Yulia

La moglie del leader dell’opposizione del Cremlino è stata arrestata insieme a un altro gruppo di manifestanti.

Questa domenica, 31 gennaio, migliaia di russi hanno preso parte a rumorose proteste non autorizzate per manifestare a favore del rilascio del leader dell’opposizione Alexei Navalny. Prima l’avvelenamento per la potente neurotossina Novichok, dopo l’arresto nell’aeroporto di Sheremetyevo: il dissidente politico è attualmente in carcere per “violazione dei termini di una condanna” ricevuta alcuni anni fa. Secondo le autorità le condizioni non sono state rispettate a causa della sua convalescenza e guarigione presso l’ospedale di Charité, nella capitale della Germania.

I media locali calcolano più di 2.000 arresti sparsi tra le diverse regioni russe, spalmate tra i diversi fusi orari della Federazione. Riguardo alla capitale, le stazioni della metropolitana di Mosca sono state chiuse dalle autorità: il centro città è ancora bloccato.

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In manette anche Yulia Navalnaya

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Gli arresti si estendono dalla capitale Mosca fino a Krasnoyarsk, Vladivostok, Novosibirsk e San Pietroburgo. In manette è finita anche la moglie dell’oppositore russo, Yulia Navalnaya: la donna è stata arrestata mentre marciava insieme a un gruppo di manifestanti verso il carcere di Matrosskaya Tishina, dove è attualmente detenuto il marito. Nonostante il termometro segnasse venti gradi sotto lo zero, le proteste sono comunque riuscite ad accendersi in una piazza dall’estremo est del Paese, col fine di avanzare fino al centro della capitale tra grida di “Libertà”; “Putin ladro” e “Russia libera”.

Gli interventi a sostegno di Navalny provengono anche dall’altra parte del Pianeta. Da Washington è intervenuto anche Antony Blinken: il politico statunitense di origine ucraina ha richiesto l’immediata liberazione di tutti i detenuti “arrestati per avere esercitato i loro diritti umani, ivi compreso Alexei Navalny“, ricordando che gli Stati Uniti condannano fermamente l’uso persistente di tattiche aggressive e ingiuste della autorità russe verso giornalisti e manifestanti pacifici.

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Il ministero degli Interni russo aveva in precedenza avvertito i cittadini russi di non prendere parte a qualsiasi forma di protesta “non autorizzata”.

Fonte The New York Times

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