Taiwan sorpassa la Cina grazie al Pil positivo e in crescita e al ridotto numero di contagi. Ma non c’è da festeggiare: le due potenze sono ai ferri corti
La Cina non è l’unica nazione che potrà vantarsi di aver superato il 2020 con un Prodotto interno lordo positivo. La piccola Taiwan, sua rivale commerciale, infatti la affianca e addirittura la sorpassa in valore. Nell’anno della pandemia ha infatti registrato un incremento del Pil del 2,98 per cento. Avanti quindi al 2,3 per cento riportato nelle statistiche della Repubblica popolare cinese. Così Taiwan ha stabilito un record: è la prima volta in trent’anni che la sua economia segna un incremento superiore a quello della Cina.
Il dato del Pil – che è usato come indicatore dello stato di salute delle economie nazionali – per Taiwan è risultato migliore rispetto alla previsione del 2,54 per cento di crescita prospettata dagli analisti.
Il carburante che ha nutrito questo rilancio è stato l’aumento delle esportazioni nell’ultimo trimestre del 2020: sono risultate maggiori del 4,94 rispetto alla performance dell’anno precedente. In particolare l’export di semiconduttori si è rivelato vincente: i materiali fondamentali per i prodotti e i componenti elettronici ha registrato un aumento su base annua del 22 per cento.
Taiwan e le tensioni esplosive con la Cina
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Infatti da decenni Taiwan rivendica la propria indipendenza dalla Cina, ma il gigante asiatico non sembra affatto intenzionato a cedere. La Repubblica del Dragone ha usato parole dure nei confronti di quella che considera come una “provincia ribelle“, avvertendo che l’indipendenza “significa guerra”. A tal proposito ha intensificato le attività militari e ha inviato aerei da guerra intorno all’isola, come monito. Il veto imposto dalla Cina a Taiwan ha fatto sì che solo 15 Paesi al mondo la riconoscessero come entità indipendente, mentre tutti gli altri intrattengono con il territorio solo delle relazioni commerciali e diplomatiche informali.
Taiwan spinge per essere riconosciuta uno Stato sovrano e pertanto ha rafforzato i suoi legami con gli Usa, mossa che ha fatto inasprire il conflitto – finora solo diplomatico – con la Cina. “Chi gioca con il fuoco si brucia” ha detto due giorni fa il portavoce della Difesa di Pechino Wu Qian.
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Washington ha provato a gettare acqua sul fuoco, pur ribadendo che non farà mancare il suo sostegno ai progetti di autodifesa di Taiwan. “Un avvertimento infelice, sproporzionato rispetto alle nostre intenzioni. Non c’è bisogno di uno scontro“, la dichiarazione del portavoce del Pentagono, John Kirby.