La storia del “Whatever it takes” di Mario Draghi e perché se ne parla ancora oggi: la conferenza del 2012 per la salvaguardia dell’euro
Attendiamo con trepidante attesa la convocazione oggi a mezzogiorno di Mario Draghi di fronte al presidente Mattarella, a lui sarà affidato il nuovo incarico di guidare il Governo dopo la recente crisi che ha destabilizzato il Paese. Draghi si presenta come una nuova Margaret Thatcher per l’Italia, banchiere, economista, professore accademico con ottimi rapporti con il mondo politico e con le cancellerie europee. Ancora una volta, Mario Draghi risponde presente all’appello che gli viene rivolto.
Solo qualche mese fa durante la trasmissione “Chi vuol essere milionario” condotto da Gerry Scotti è stata sottoposta la domanda circa quale espressione recente era stata introdotta a pieno titolo come neologismo nell’Enciclopedia Treccani per la sua portata storica.
Nel giugno 2020 l’archivio digitale della Treccani si è arricchito di una nuova espressione per l’immenso impatto che ha avuto nella vita di moltissime persone. “Whatever it takes” fu la frase utilizzata nel 2012 in piena emergenza economica dall’allora presidente della Bce Mario Draghi, per far capire ai mercati che sarebbero intervenuti fortemente per proteggere l’euro dai movimenti dei mercati.
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Il discorso che infatti Draghi fece quel 26 luglio 2012 è passato alla storia come il discorso del “Whatever it takes”: “A ogni costo la Bce avrebbe difeso l’euro perché l’euro – diceva – è un fatto irreversibile, una conquista irrinunciabile per il progetto europeo”.
Il banchiere d’Europa lo scorso marzo, in piena crisi sanitaria si dichiarò con un’altra affermazione destinata a rivoluzionare il dibattito pubblico europeo: “Livelli molto più alti di debito pubblico diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie”.
E ancora: “Lo shock che ci troviamo ad affrontare non è ciclico. La perdita di reddito non è colpa di chi la soffre. Il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile. La memoria delle sofferenze degli europei negli anni 1920 sono un ammonimento“, disse Draghi.
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Questo il biglietto da visita dell’uomo che Mattarella ha richiamato, come in quel 2011 drasticamente scosso sotto molti punti di vista, e vorrebbe mettere a capo del progetto di ripartenza dell’Italia alle prese con il Recovery Plan. Il “Whatever it takes” è ora un monito per il Presidente che un Governo forte lo vuole a ogni costo per poter essere ancora una volta presente in Europa con delle strategie il più possibili competitive.
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