L’accusa per i fratelli Bianchi e gli altri accusati si aggrava da omicidio preterintenzionale a volontario per l’uccisione di Willy
Si aggrava il capo d’accusa nei confronti dei fratelli Bianchi e gli altri accusati per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte, cuoco di origine capoverdiana, nato a Roma e residente a Paliano.
Il fatto è accaduto a Colleferro (Roma) nella notte tra il 5 e il 6 settembre, fuori da un locale, dove Willy si era recato dopo l’orario di lavoro per un momento di svago, quando nel tentativo di difendere un amico, è stato colpito da calci e pugni fino alla morte sopraggiunta.
Grazie alle approfondite indagini e alle intercettazioni, sono emersi ulteriori dettagli che cambiano la posizione dei fratelli Bianchi e degli altri indagati, in linea con le testimonianze raccolte in seguito alla tragica vicenda.
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Le indagini condotte dai carabinieri del nucleo operativo di Colleferro, hanno permesso alla procura di Velletri di aggravare il quadro delle accuse per i quattro indagati per l’omicidio di Willy. Capo d’accusa per omicidio volontario che li condurrà a processo presso la corte d’assise di Frosinone.
Marco Bianchi, Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Bellaggia, l’unico agli arresti domiciliari, sapevano ciò che stavano causando con i colpi inferti all’inerme Willy. La violenza è perpetuata nonostante la vittima fosse a terra, indifeso e gravemente ferito. Questo è il fattore decisivo per determinare l’omicidio volontario, emerso dalle indagini condotte, in linea con le testimonianze che sono state raccolte.
In sostegno alle indagini, le intercettazioni ambientali che hanno registrato dichiarazioni inequivocabili da parte degli indiziati. In particolare, quella di una conversazione tenutasi tra il Pincarelli e il padre in un colloquio in carcere del 22 settembre scorso. Nella suddetta, l’indiziato confessa di aver colpito Willy quando era già a terra: “solo lo so un po’ rovinato, gli so tirato quando steva da per terra a chigliò“, poi interrotto dal padre, resosi conto della gravità di tali esternazioni.
Il giudice per le indagini preliminari Giuseppe Boccarrato, nell’ordinanza di notifica della custodia cautelare, dalla quale emerge l’aggravamento del capo d’accusa, riporta “gli elementi inducono a considerare che i quattro indagati non solo avessero consapevolmente accettato il rischio di uccidere Willy, ma colpendolo ripetutamente, con una violenza del tutto sproporzionata alla volontà di arrecargli delle semplici lesioni, avessero previsto e alternativamente voluto la morte o il grave ferimento della vittima“, determinando così i termini per l’omicidio volontario.
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In aggiunta: “per la modalità d’azione, realizzata da più persone coordinate, per la violenza dei colpi inferti in più parti vitali, per le condizioni in cui versava la vittima, colpita quando si trovava inerme a terra, e per l’esperienza nelle tecniche di combattimento dei fratelli Bianchi e del Bellaggia, va senza dubbio esclusa la condizione minima per contestare l’omicidio preterintenzionale“.
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