Intervista esclusiva a Barbara Ronchi, curiosi di sapere cosa ci ha raccontato? Non vi resta che leggere la sua storia con noi
Attrice di teatro e cinema. Classe 1982, è nata a Roma dove si è laureata in Archeologia classica per poi successivamente ottenere il diploma all’Accademia drammatica Silvio D’Amico. Da lì il suo esordio, prima a teatro e poi al cinema. Il 2013 è l’anno della svolta con il film Miele di Valeria Golino. Il talento e la passione per il suo lavoro l’hanno portata a scalare la vetta del successo e nel 2016 Fai bei sogni di Marco Bellocchio, le fa vincere il premio Alida Valli come miglior attrice non protagonista. Figura femminile di tanti film come Cosa sarà e Padre Nostro, oggi è impegnata sul set Settembre ed ha da poco terminato le riprese di Sulle nuvole.
Stiamo parlando di Barbara Ronchi, una donna affasciante che ci ha dedicato del tempo per parlare del suo lavoro e delle sue ultime esperienze.
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Ciao Barbara presentati ai nostri ascoltatori
Ciao, sono Barbara e sono un’attrice
Quando e come è nata la passione per la recitazione?
È nata dopo che ho visto uno spettacolo a teatro: Le lacrime amare di Petra Von Kant di Fassbinder
La tua prima esperienza?
La mia prima esperienza è stata con un gruppo di amici del liceo, avevamo messo su un gruppetto con cui facevamo spettacoli alla fine dell’anno e lì mi sono innamorata.
La tua ultima esperienza?
L’ultima esperienza è stato il film di Tommaso paradiso
Teatro o cinema?
Tutti e due
Il tuo personaggio preferito tra quelli che hai interpretato
Gina di Padre Nostro
Com’è stato vincere il premio Alida Valli?
È stato inaspettato e molto emozionante
Padre Nostro, il ricordo più bello del film?
Il ricordo più bello del film è stato quando abbiamo girato la scena dell’attentato e prima di girarla io e Claudio ci siamo abbracciati commossi e poi abbiamo fatto la scena
Qual è il messaggio del film?
Che ci sono dei momenti anche politicamente molto importanti che riguardano qualcosa a che fare con lo stato che negli occhi di un bambino hanno una percezione completamente diversa e che magari un’amicizia può cambiare un’estate
Gina le rose, che tipo di personaggio è?
Una donna che si fa carico di tutto nella sua famiglia, special modo dei figli, che comprende profondamente il lavoro del marito e lo ammira, lo stima. Ma al tempo stesso il suo lavoro che è quello di portare avanti diciamo la famiglia in questo momento così complicato la rende altrettanto forte.
Qual è stato il tuo personaggio preferito in questo film?
Ho amato il personaggio di Valerio che è il bambino è il protagonista del film, perché Mattia poi l’attore che lo interpreta è in un momento come se fosse la Golden hour. È un momento che chi lo vede negli occhi nel viso… è un momento magico della preadolescenza e quindi ancora bambino ma sta per entrare in quel momento e questo lo rende incredibile.
Com’è stato lavorare accanto a Favino?
È stato un regalo innanzitutto perché puoi imparare tanto da lui, dalla sua concentrazione e dalla sua preparazione anche prima di iniziare a girare. Studia tanto e questo alza l’asticella e porta anche a te a fare meglio.
Uno dei tuoi colleghi preferiti?
Kim Rossi Stuart
Ti piacerebbe diventare regista?
Mmm non lo so non…SI
Se dovessi essere alla regia che tipo di film creeresti?
Non lo so, mi piacerebbe raccontare qualcosa che ha che fare con l’adolescenza e col momento di passaggio forse
Chi sceglieresti come protagonisti?
Con Valeria Golino
Sei impegnata in altri lavori?
Sì
Cosa ti ha lasciato il 2020?
Mi ha lasciato mio figlio che è cresciuto in un baleno e la mia famiglia che in qualche modo si è riunita
Come stai affrontando la situazione Covid nella vita e nel lavoro?
Dunque, un po’ alla stessa maniera perché appunto lavorando vai sul set, siamo tamponati una/due volte a settimana e viviamo in una specie di quarantena perenne perché non puoi fare nient’altro quindi niente è abbastanza una caserma questo momento la mia vita. Vado a lavoro, torno a casa e dopo vado al lavoro.
Cosa ti aspetti dal futuro?
Non lo so, spero che questa situazione finisca il prima possibile che si possa tornare a una vicinanza di corpi soprattutto e di immaginazione. Adesso in questo momento mi sembra che non abbiamo più nemmeno la il diritto di immaginare qualcosa invece mi piacerebbe che si tornasse a quando si poteva farlo
BEATRICE MANOCCHIO
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