Microchip dei gatti. Non è un obbligo averlo in tutto il territorio nazionale ma solo in una regione. Scopriamo quale sia e perchè dovreste adoperarlo
La regione Lombardia è pioniera in Italia per quanto riguarda l’inserimento obbligatorio del microchip dei gatti. I padroni dei piccoli felini domestici, a partire dal passato 1° gennaio 2020, dovranno intervenire esattamente come previsto per i proprietari dei cani a livello nazionale.
L’obbligo però non è retroattivo. Che significa? Che se si è già in possesso di un gatto inserito in famiglia prima di quella data, è a discrezione del padrone far applicare o meno il microchip.
Cosa accade in tutte le altre regioni? In attesa che diventi una pratica impositiva ovunque, il microchip dei gatti rimane tuttora una scelta facoltativa, fatta eccezione nel momento in cui si voglia ottenere il passaporto per motivi di viaggio all’estero. Solo in tale situazione sarà obbligatorio dotare il proprio amico a quattro zampe del chip.
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L’applicazione presso un ambulatorio veterinario privato ha un costo variabile che va dai 30 ai 50 euro.
Così come per i cani, dotare i gatti di tale dispositivo è un atto d’amore, soprattutto se ci troviamo di fronte a soggetti che abbiano tendenza a scappare. In caso di smarrimento, la presenza del microchip può essere un ulteriore strumento utile per ritrovare il proprio animale domestico, sempre che sia, ovviamente, registrato all’anagrafe felina.
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L’inserimento del microchip non è un’operazione dolorosa per il gatto, non richiede sedazione, non provoca alcuna reazione allergica e avviene tramite una semplice iniezione sottocutanea, generalmente sul collo del felino. Il dispositivo consite in una piccola capsula in vetro con un codice unico identificativo di 15 cifre che contiene i dati identificativi del gatto e del padrone.