Secondo un recente studio pare che all’interno della barriere corallina caraibica, numerosi predatori siano scomparsi a causa di una pesca intensiva: le murene fanno eccezione.
Le barriere coralline sono un esempio di immensa biodiversità. Al loro interno pullulano specie di ogni tipo la cui sopravvivenza è dettata da un equilibrio perfetto ma al contempo molto fragile. La più minima variazione, porta infatti a squilibri dagli effetti irreparabili. Di norma le barriere coralline sono site in prossimità di grandi centri abitate da numerose persone, ciò comporta un’intensificazione delle attività di pesca che comportano una destabilizzazione. Tale circostanza tende ad allontanare i grandi predatori, come gli squali. Tuttavia un recente studio ha dimostrato come vi sia stata un’eccezione. Le murene, infatti, sembrerebbero non aver abbandonato questi spazi.
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A condurre la ricerca nel Mar dei Caraibi, pubblicata su IScience, l’Istituto per l’ambiente della FIU. I suoi ricercatori, tramite numerosi dati video di Global FinPrint, ha condotto la prima e più grande ricerca al mondo su squali e razze. Ha altresì effettuato analisi del DNA ambientale per condurre nei Caraibi uno studio sulle popolazioni di murene. Queste ultime, diversamente dagli altri predatori, infatti non si sarebbero allontanate dalla barriera corallina, una circostanza che ha indotto gli scienziati a voler scoprire di più su questi animali.
Nonostante le intensive attività di pesca nelle barriere, le murene avrebbero continuato ad abitarle. Probabilmente perché, riporta la redazione di Phys.org, sono di molto più docili e non posseggono un grande valore commerciale.
Demian Chapman, professore della FIU ha spiegato che Global FinPrint è un istituito che studia gli squali, tuttavia il fatto che le murene erano attirate dalle esche ha consentito di studiare anche i loro comportamenti. Questi animali in un primo momento si sono mostrate aggressive, anche nei confronti di altri pesci, persino degli squali, e soprattutto sfuggenti. Tuttavia grazie a Global FinPrint è stato possibile coglierne le abitudini.
Grazie a particolari telecamere , infatti, si è riusciti ad arrivare in posti remoti, piccoli meandri dove appunto le murene si nascondono. Non solo, tramite l’analisi del DNA dell’ambiente si è scoperto che le murene erano anche molte di più rispetto a quelle che si riuscivano a scorgere dalle immagini. Prelevando dell’acqua ed analizzandola si è scoperto anche quali specie risiedono nella barriera corallina dei Caraibi.
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Non è ancora chiaro agli scienziati cosa determini l’allontanamento degli squali e non quello delle murene, vi sarà di certo un approfondimento. A preoccupare maggiormente, però, le possibili conseguenze di cui non si conosce l’entità.
M.S.
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