Durante questi mesi di pandemia e le tante ripercussioni sulle attività si è assistito alla trasformazione dei punti vendita dedicati a comprare oro in acquirenti di borse e capi firmati. Il fenomeno rischioso sta dilagando.
I “compro oro” si trasformano in “compro borse di lusso”. Un fenomeno che sta dilagando e che cela pesanti rischi. Durante il periodo di pandemia, con le sue conseguenze nefaste sulle finanze generali, questi punti vendita sono stati presi d’assalto. Ora che innumerevoli famiglie hanno venduto i loro ori tale tipologia di negozio cambia veste. E sono proprio i vestiti, in particolare le borse, a diventare l’oggetto delle trattative.
Non riguardano semplici modelli e accessori ma bensì pezzi di lusso firmati da noti brand. La trasformazione si sta diffondendo a Roma dove si assiste alla nascita di nuovi punti vendita di questi beni. Per dare vita a questi negozi è richiesta solo una licenza inerente la circoscrizione. Gli esercenti non hanno necessità di predisporre un registro destinato alla tracciatura del carico e scarico inerente la merce comprata. Dietro a questo commercio si può incappare in gravi rischi legati al riciclaggio.
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Questi nuovi punti vendita sono contraddistinti da iter ben diverso rispetto ai “Compro oro” per i quali invece i titolari debbono avere una specifica autorizzazione rilasciata dalla polizia della questura. Il negoziante è obbligato a registrare il nominativo dei soggetti che vendono il bene e il luogo dove viene trasportato per essere rivenduto o fuso.
La normativa poco definita in merito di vendita di abiti e accessori lussuosi di seconda mano porterebbe portare al proliferare delle truffe. Non essendo presente uno specifico registro dedicato ai proprietari dei prodotti emerge il rischio del riciclaggio. Colui che vende la borsa di lusso potrebbe averla rubata.
“E’ una situazione che potrebbe nascondere rischi reali. La vendita e l’acquisto di borse potenzialmente rubate mette a rischio anche l’acquirente in quanto può incorrere nel reato di incauto acquisto e nel peggiore delle ipotese nel grave reato di ricettazione che prevede dai due agli otto anni di pena”, il commento del giudice Valerio de Gioia.
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Per il futuro il giudice suggerisce la possibilità di apporre al vestiario di lusso apposite matricole create nell’obiettivo di tracciare il reale proprietario del bene.
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