Yara Gambirasio aveva solo 13 anni quando è scomparsa la sera del 26 novembre 2010. Il suo corpo è stato ritrovato tre mesi dopo cioè il 26 febbraio 2011. A trovare i resti della piccola Sara in un campo di Chignolo d’Isola, distante circa 10 chilometri da Brembate, è stato un aeromodellista.
In questo articolo proveremo a ripercorrere tutte le tappe intricate che hanno condotto alla sentenza della Corte d’Assise di Bergamo che il 1 luglio 2016 condanna Massimo Bossetti all’ergastolo per omicidio riconoscendogli inoltre l’aggravante della crudeltà e gli revoca la responsabilità genitoriale sui suoi tre figli.
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La piccola Yara Gambirasio, a soli 13 anni, scompare la sera del 26 novembre del 2010. Quella sera alle 17.30 sarebbe dovuta andare al centro sportivo di Brembate di Sopra in provincia di Bergamo per allenarsi in ginnastica ritmica.
Yara si allena nel centro sportivo fino alle 18.40 circa. Dopo, però si perdono totalmente le sue tracce. Immediatamente i genitori lanciano l’allarme e non riescono a capire dove la loro figlia possa trovarsi dato che il centro sportivo dista circa 700 metri dalla loro casa.
A rendere la situazione ancora più difficile è il fatto che le telecamere a circuito chiuso della palestra non funzionano dunque non si potranno mai ricostruire con esattezza gli spostamenti della ragazza.
Il suo cellulare alle 18:44 aggancia la cella di Ponte San Pietro, alle 18:49 quella di Mapello e alle 18:55 aggancia la cella di Brembate di Sopra in via Ruggeri. Successivamente il segnale scompare del tutto.
Il corpo della povera Yara verrà trovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo di Chignolo d’Isola, un paese che dista circa 10 chilometri da Brembate di Sopra. A ritrovarlo sarà un aeromodellista.
Sul corpo della piccola si rilevano molti colpi di spranga, un trauma cranico, una ferita al collo e almeno sei ferite da arma da taglio sul corpo.
Secondo le ricostruzioni degli inquirenti la morte della giovane Yara sarebbe sopraggiunta in un momento successivo alla sua aggressione e la causa della morte potrebbe essere stata il freddo e l’ipotermia.
I funerali di Yara Gambirasio sono stati celebrati il 28 maggio del 2011 presso il centro sportivo nel quale la giovane si allenava. A celebrarli è stato il vescovo di Bergamo Francesco Beschi.
Il caso della morte della giovane Yara Gambirasio ha scosso profondamente l’Italia intera tanto che durante il rito funebre è stato letto un messaggio da parte del presidente della Repubblica profondamente impressionato dalla vicenda e vicino al dolore provato dalla famiglia.
Si arriva così all’arresto di Massimo Bossetti il 16 giugno 2014. L’uomo, incensurato, viene arrestato mentre sta lavorando in un cantiere della bergamasca. Le immagini del suo arresto finiscono in tv, sui giornali e fanno il giro.
Si arriva a lui perché il suo DNA nucleare è sovrapponibile con quello dell’uomo definito Ignoto Uno e trovato sugli indumenti intimi di Yara nella zona colpita da arma da taglio.
Qui inizia la parte più contorta dell’indagine che porta all’individuazione dell’assassino. Durante le indagini, per arrivare all’assassino, sono stati prelevati campioni di DNA a decine di persone della zona.
Tra i tanti prelievi, è stato prelevato un campione di DNA il cui aplotipo 1 era risultato identico a quello di un frequentatore di una discoteca (persona estranea ai fatti) vicina al luogo del ritrovamento del corpo.
Tramite l’esame di vari soggetti del ramo familiare con profilo genetico via via più strettamente correlato, gli inquirenti sono risaliti a Giuseppe Guerinoni, un autista di autobus di Gorno morto nel 1999 identificato come il padre di Ignoto 1.
Dopo varie indagini gli inquirenti sono arrivati a scoprire una relazione anni addietro tra Guerinoni e la mamma di Massimo Bossetti. Così durante un controllo stradale, attraverso il test del palloncino, è stato prelevato il DNA di uno dei figli della signora cioè Massimo Bossetti.
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La pubblica accusa individua, così, il DNA nucleare di Bossetti come corrispondente a quello di Ignoto 1.
In più, le telecamere di sorveglianza della strada della palestra di Yara avrebbero filmato il furgone Iveco di Bossetti passare più volte davanti al centro sportivo.
Per quanto riguarda il movente secondo i giudici il delitto è maturato “in un contesto di avances a sfondo sessuale“. Sulla dinamica invece ci sono ancora dei punti irrisolti perché non si sa ancora se Yara sia salita sul furgone di Bossetti di sua spontanea volontà o meno.
Il processo si conclude il 12 ottobre 2018 con la sentenza della Corte di cassazione che conferma la condanna all’ergastolo di Bossetti.
Intanto Bossetti dal carcere si professa innocente. E il 29 novembre 2019, dopo il ricorso della difesa di Bossetti, la Corte d’Assise di Bergamo autorizza a riesaminare i reperti conservati presso l’ospedale San Raffaele di Milano.
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