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Animali

Le 8 specie di genitori peggiori del mondo animale

Nel mondo animale non tutte le specie proteggono con affetto e amore i propri cuccioli. Scopriamo perchè e quali sono i peggiori genitori

Panda peggiori genitori animali – GettyImages

Non tutti gli animali nascono con un forte istinto materno o paterno. Molti arrivano anche a uccidere violentemente la propria prole. La natura, nella sua immensa perfezione, risulta essere a volte molto crudele. Scopriamo le 8 specie di genitori peggiori del mondo animale.

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Vaccaro Testabruna

Vaccaro testabruna – Wikipedia

Probabilmente avete sentito nominare il cuculo. Il Vaccaro Testabruna si comporta allo stesso modo, ossia affidando la cura dei pulcini ad altri pennuti adulti. Il Vaccaro sceglie appositamente delle specie meno aggressive e di dimensioni più piccole a cui dare i propri pargoli. La femmina depone le uova direttamente nel nido di un altro uccello. Anche i pulcini di Vaccaro ereditano un atteggiamento opportunista, condannando i fratelli adottivi alla morte, privandoli del cibo direttamente in “casa loro”.

Aquile

Aquila – Pixabay

I pulcini delle aquile si beccano a vicenda fino alla morte mentre i genitori rimangono a guardarli senza fare nulla. Quest’atteggiamento ha una spiegazione, seppur agghiacciante. Se il cibo scarseggia, un nido pieno di pulcini rappresenta un carico gravoso per gli esemplari adulti. Dare da mangiare a tutti, se ci sono poche risorse, significa far morire l’intera nidiata. Per questo motivo, il pulcino più forte mangia per primo fino a saziarsi, uccidendo i fratelli che provano a impadronirsi del suo cibo. Gli adulti non interrompono le liti per garantire la sopravvivenza almeno a uno di loro. Se c’è cibo a sufficienza per tutti, la nidiata è in armonia.

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Cicogna

Cicogna- Pixabay

Nell’immaginario comune la cicogna è un uccello che simboleggia l’amore materno. Niente di più lontano dalla realtà. Così come le aquile, le cicogne prediligono un solo piccolo, scaraventando fuori dal nido gli altri per assicurarsi la sopravvivenza di almeno uno dei pulcini più resistenti.

Maiali

Maiali – Pixabay

Le scrofe attaccano spesso i loro stessi maialini, arrivando persino al cannibalismo. E’ praticamente impossibile educare le scrofe alla maternità e il loro atteggiamento aggressivo può causare notevoli perdite per l’allevatore. E’ un fenomeno osservato in diverse specie di maiali ma si verifica in maggioranza con quelli domestici, soprattutto se chi se ne prende cura cambia abitudini e comportamenti che arrivano a stressare gli animali.

Leone

Leone – Pixabay

Quando un capobranco viene spodestato da un altro maschio più giovane, i suoi cuccioli vengono uccisi dal nuovo leader. I motivi sono due: innanzitutto, i piccoli richiedono un dispendio notevole di cibo ed energia che il nuovo capo non vuole sprecare per prole non sua. In secondo luogo perché le femmine non possono accoppiarsi durante l’allattamento. Uccidere i cuccioli consente al nuovo capobranco di riprodursi e farsi una propria famiglia. Le leonesse, invece, hanno un atteggiamento totalmente diverso. Se già incinte, si accoppiano col nuovo capobranco facendogli intendere che i nascituri sono suoi. Se già madri, nascondono i piccoli fino a quando il pericolo non è cessato.

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Delfino

(Getty Images)

L’atteggiamento degli esemplari maschi e delle femmine è identico a quello descritto dei leoni e delle leonesse.

Panda

panda – Pixabay

I panda sono soliti mettere al mondo due cuccioli gemelli. L’istinto naturale della femmina le suggerisce di nutrire solo il più forte e di abbandonare l’altro, lasciandolo alla morte. In cattività, gli operatori degli zoo, sottraggono uno dei cuccioli per garantirgli la sopravvivenza. Lo fanno crescere in incubatrice, dandogli latte artificiale o, ogni poche ore, sostituiscono i due cuccioli alternando il calore materno.

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Ippopotamo

Ippopotamo – Pixabay

E’ emerso che improvvisamente gli ippopotami uccidano i loro cuccioli. Non esiste una motivazione certa per questo comportamento. Gli esperti credono che adottino questo modo di fare quando il branco ha raggiunto la sua massima capacità e non c’è cibo a sufficienza, oppure come misura cautelare quando gli animali stanno lottando contro qualche forma di malattia.

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