Dopo un fine settimana di dura repressione, le milizie hanno ulteriormente inasprito i toni. L’avvertimento.
In Birmania la nuova settimana inizia con una nuova ondata di proteste. La situazione non è cambiata dallo scorso 1 febbraio, data del colpo di Stato per mano dell’esercito. Da quel lunedì infernale numerose persone sono scese in piazza per contestare la presa di potere da parte delle milizie e per richiedere l’immediato rilascio della leader democratica eletta Aung San Suu Kyi (premio Nobel per la pace nel 1991), attualmente detenuta in un carcere di Naypyidaw, la capitale del Myanmar. La rigida repressione da parte delle milizie è inesprimibile e ieri la società di Facebook ha deciso di chiudere definitivamente l’account principale dell’esercito per violazione delle politiche internazionali.
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La violenza dell’esercito continua a macchiare l’intero Paese. Secondo quanto riferisce la CNN, la giunta militare birmana ha iniziato a inasprire ulteriormente i toni, dopo un fine settimana di sanguinosi attacchi contro i manifestanti. “Rischiate la morte”, questa è stata l’ultima dichiarazione intimidatoria da parte delle forze armate. Tuttavia, le manifestazioni continuano a scuotere le diverse città della nazione, nonostante le costanti minacce da parte dell’esercito e le vittime uccise dai loro colpi di proiettile. Tra queste ricordiamo la 20enne, divenuta prima vittima simbolo della repressione, e altri due protestanti, di cui uno minorenne.
“Si è constatato che i manifestanti hanno incrementato il fenomeno insurrezionale. La folla anarchica è aumentata vertiginosamente. I manifestanti incitano la compartecipazione di adolescenti e giovani esaltati nell’iniziativa dello scontro, dove perderanno la vita“, ha dichiarato questa domenica lo State Administration Council, l’attuale giunta militare all’esecutivo del Paese, presieduto da Min Aung Hlaing. “Avvertimento delle forze armate: a differenza del 1988, oggi le vostre azioni sono registrate e ne pagherete le conseguenze”, ha precisato su Twitter Tom Andrews.
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Il relatore speciale delle Nazioni Unite per i diritti umani in Myanmar ha inoltre espresso seria preoccupazione per la situazione attuale in Birmania e annuncia la pronta mobilitazione dell’Unione Europea con nuove misure restrittive contro i responsabili delle violenze.
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Fonte CNN
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