Nel 2016 una coppia di giovani scomparve nel nulla, i loro corpi vennero ritrovati in una diga all’interno di una cassetta metallica: iniziato il processo.
Iuliana Triscaru, 31 anni, e Cory Breton, 28, vennero dichiarati scomparsi alla fine del gennaio 2016. Soltanto un mese più tardi la polizia, sulle loro tracce, ne rinvenne i corpi a Scrubby Creek, Logan. Si trattò, secondo l’accusa, che oggi ha instaurato un processo nei confronti di quattro persone, di uno degli omicidi più brutali mai visti nella storia australiana
Leggi anche —> Ragazzo stermina la propria famiglia in casa: assolto, la motivazione del giudice
Australia, coppia uccisa e corpi nascosti in una cassetta poi gettati in una diga: il processo
Leggi anche —> Zio di 14 anni confessa omicidio della nipotina: agghiacciante ricostruzione
Un gruppo di quattro uomini è accusato della brutale uccisione di Iuliana Triscaru, 31 anni, e Cory Breton, 28 avvenuta all’inizio del 2016. La coppia pare che venne attirata dagli imputati in un casolare abbandonato, dopo di che aggredita e legata con delle fascette. I loro corpi vennero poi rinchiusi in una cassetta metallica per attrezzi, dove rimasero per ore, e poi lanciati in una diga. Sembra che tra le vittime ed i presunti carnefici fossero sorti litigi per questioni di droga.
Secondo l’analisi dell’anatomopatologo, riporta la ABC, probabilmente la morte sarebbe sopraggiunta per asfissia e non per annegamento. Un duplice crimine definito dall’accusa a processo “straordinariamente barbara“.
Il primo giorno del processo tutti gli imputati si sono dichiarati non colpevoli quanto alle accuse di duplice omicidio. Uno solo di loro si sarebbe accollato la responsabilità di un’accusa minore ossia omicidio colposo, ma la Corte non avrebbe accolto la richiesta. Respinta in blocco anche l’ipotesi di tortura.
Per il procuratore generale, pare che tutti i soggetti coinvolti nella vicenda gravitassero attorno al mondo della droga: non una circostanza che renda colpevoli gli imputati, ma che di certo serve a comprendere il quadro generale della questione.
L’accusa, nella sua arringa alla giuria avrebbe affermato: “Le vittime sono state messe in una cassetta, tenute lì per varie ore, ovviamente attanagliate dalla paura per quello che poteva accadere loro e – riporta la ABC- dopo ore portate in un diga ed annegate. È incredibilmente malvagio“.
Per recuperare la cassetta la polizia si è dovuta avvalere dell’aiuto di una gru.
La difesa di uno degli imputati ha immediatamente tuonato contro il procuratore, affermando che per stabilire un coinvolgimento del suo cliente è necessario attenersi alle prove, le quali però a suo avviso non lo collegherebbero in alcun modo ai fatti. Inoltre, ha sottolineato come l’assunzione di responsabilità da parte del suo assistito di omicidio colposo, poi respinta dalla Corte, non implichi una sua ammissione di colpa per i capi di imputazione più gravi formulati dall’accusa.
“Non stabilisce che si trovasse nel camion che ha portato la cassetta degli attrezzi a Scrubby Creek … non stabilisce che si trovasse sul sito della diga quando la cassetta degli attrezzi è entrata nel torrente” ha ribadito il legale.
Se vuoi essere sempre informato in tempo reale e sulle nostre notizie di gossip, televisione, musica, spettacolo, cronaca, casi, cronaca nera e tanto altro, seguici sulle nostre pagine Facebook, Instagram e Twitter.
La prossima udienza del processo vedrà sentiti oltre 12 testimoni tra cui inquirenti ed investigatori, nonché i familiari delle vittime.