In tutta Italia i lavoratori dello spettacolo e della cultura protestano. A un anno dallo scoppio della pandemia richiesti ristori e tutele.
A un anno dello scoppio della pandemia la cultura torna in piazza per protestare. Con la situazione di emergenza sanitaria, questo è uno dei settori che risente di più del fermo delle attività. In questi giorni per tutta Italia proteste e striscioni da parte dei lavoratori di questo comparto.
Da Genova, con l’orchestra del Carlo Felice che ha suonato l’inno d’Italia di fronte alla Prefettura, a Torino, dove una danzatrice di cerchi si è esibita sotto la sede della Regione. Si passa poi a Napoli, con manifestazioni nel pressi del teatro Mercante tanto da comportare un blocco della strada. A Roma, Verona e Palermo si sono organizzati incontri e comizi nei pressi dei teatri chiusi. A Perugia, passata a zona rossa, la protesta si fa virtuale.
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Protesta dal mondo della cultura: richiesti nuovi investimenti strategici per tutto il comparto
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Per tutta Italia attori, ballerini, musicisti, artisti protestano. I lavoratori della cultura fanno sentire la loro voce a un anno esatto dallo scoppio dell’emergenza sanitaria. Viene chiesto al governo l’erogazione di ristori immediati sottolineando come non sussistano tutele nei confronti di queste categorie. E non solo.
Al nuovo Presidente del Consiglio Draghi si chiede la riapertura dei cinema e dei teatri in quanto migliaia di operatori di questo comparto hanno necessità di tornare al lavoro. I sindacati fanno sentire la loro voce chiedendo nuovi investimenti nella cultura, elemento portante dell’economia di innumerevoli città del Paese. Pertanto viene chiesto che si rimetta in moto questo comporto creando piani strategici.
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Tra le proteste emergono critiche al Ministro Franceschini. Pur essendo favorevole alla riapertura dei cinema e teatri, viene accusato per il Netflix della cultura. La piattaforma online infatti incentiverebbe troppo l’online a discapito delle attività in presenza.