Confcommercio parla di “desertificazione commerciale” nelle città e quest’anno quelli che peggio ne pagheranno le conseguenze sono hotel e ristoranti
L’attuale emergenza sanitaria si sta facendo sentire su più fronti, non solo isolamento e paura di essere infettati dal virus, ma anche crollo di tutte le attività economiche che ruotano intorno al commercio e allo scambio di interazioni tra persone.
Per Confcommercio la situazione è allarmante, tanto da parlare in termini catastrofistici di “desertificazione commerciale” nelle città. Si stima infatti che tra il 2012 e il 2020 siano state chiuse in Italia oltre 77mila attività di commercio al dettaglio (-14%) e quasi 14mila imprese di commercio ambulante (-14,8%).
Un’ecatombe che si è intensificata l’anno scorso e che porterà alla chiusura massiccia di hotel e ristoranti anche nell’anno in corso se la situazione non prende una svolta positiva.
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Carlo Sangalli lancia l’allarme: “La crisi nelle città va gestita su due fronti”
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Nel rapporto lanciato sulla gestione dell’emergenza “Demografia d’impresa nelle città italiane”, Confcommercio ha descritto una “perdita di un quarto delle imprese di alloggio e ristorazione (-24,9%)” in un campione di 110 città di provincia entro la fine dell’anno in corso.
In controtendenza invece in crescita solo farmacie (+19,7) e negozi di informatica (+18,9), una minaccia per i nostri centri storici. Essi infatti rischiano inevitabilmente di morire con la chiusura delle attività ed un conseguente spopolamento dell’area con “minore qualità della vita dei residenti e minore appeal turistico”.
Carlo Sangalli, presidente dell’associazione, spiega come secondo lui si dovrebbe gestire la crisi delle attività nelle città della Penisola, serve gestire l’emergenza su due fronti:
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“Sostenere le imprese più colpite dai lockdown e introdurre finalmente una giusta web tax che risponda al principio dello stesso mercato, stesse regole. Dall’altro, mettere in campo un urgente piano di rigenerazione urbana per favorire la digitalizzazione delle imprese e rilanciare i valori identitari delle nostre città”.