Il Cashback, rimborso introdotto da Giuseppe Conte, potrebbe essere eliminato dal programma del nuovo governo Draghi
In questi giorni milioni di italiani hanno ricevuto il rimborso del 10% da parte dello Stato per il programma Cashback per gli acquisti effettuati senza l’uso dei contanti nel mese di dicembre. Il programma prevedrebbe adesso che gli utenti che si sono registrati al programma ricevano un nuovo rimborso a giugno a fronte di almeno 50 acquisti. In queste ore però il condizionale è diventato d’obbligo visto che il Cashback potrebbe essere definitivamente messo da parte dal governo Draghi. Il suo predecessore Giuseppe Conte aveva introdotto il Cashback soprattutto per incrementare l’uso di carte e bancomat a discapito del denaro contante. Un modo per incentivare quindi gli italiani a prendere confidenza con un sistema di pagamento diverso. Da anni infatti l’Italia è fanalino di coda in Europa per gli acquisti effettuati con carte e bancomat. Al progetto Cashback erano stati destinati circa 5 miliardi di euro provenienti in larga parte dal Recovery plan.
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Perché Draghi potrebbe archiviare il Cashback
Al momento del varo del Cashback, il rimborso del 10% sugli acquisti effettuati con bancomat e carte di credito, l’iniziativa del Governo Conte non era riuscita a trovare il favore dell’Unione Europea. In questi giorno una delle principali preoccupazioni di Mario Draghi è quella di modificare il Recovery plan che dev’essere presentato entro i prossimi 15 giorni. L’idea di base è quella di non inserire al suo interno quei progetti che non sono in linea con le direttive arrivate da Bruxelles. Fra queste appunto il Cashback che, secondo l’Unione, non riuscirebbe a garantire la crescita del Pil auspicata da Conte.
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I 5 miliardi provenienti dal Recovery plan quindi che il vecchio Esecutivo aveva destinato al Cashback potrebbero quindi essere spostati verso altri progetti. La scelta ricadrebbe su temi che possano essere considerate più vicine alle direttive europee e che abbiano una resa più elevata sul Pil.