Caso Donato Bergamini. La procuratrice di Castrovillari ha dichiarato concluse le indagini sulla morte del calciatore del Cosenza deceduto nel 1989
Era il 18 novembre 1989 quando il calciatore in forza alla squadra del Cosenza, Donato Bergamini (detto Denis), fu trovato privo di vita sulla Statale 106, in una località nei pressi della riviera ionica. Secondo le prime ricostruzioni, morì a causa di un suicidio; l’uomo, all’epoca 27enne, si sarebbe gettato sotto le ruote di un camion e poi trascinato per circa 60 metri.
I familiari e i colleghi calciatori rigettarono immediatamente tale ipotesi; le tracce lasciate sul corpo non erano compatibili con quanto creduto. La sua fidanzata, Isabella Internò, al contrario fu la prima a sostenere la veromiglianza dell’accaduto. Nel 2012, il RIS di Messina giunse alla conclusione che Bergamini fosse già morto nel momento in cui fu investito dal camion.
La Procura di Castrovillari nel 2017 ha riaperto le indagini disponendo un’ulteriore autopsia che ha confermato che il calciatore sarebbe stato ucciso con una sciarpa. Solo in un secondo momento il suo corpo è stato gettato sotto il mezzo pesante, inscenandone il suicidio.
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La procuratrice di Castrovillari Simona Manera ha dichiarato, attraverso un comunicato, la conclusione delle indagini sulla morte del calciatore Donato Bergamini. Da quanto emerso, resta un’unica indagata per l’omicidio: la fidanzata Isabella Internò. All’epoca dei fatti la donna aveva 19 anni. Il movente sarebbe stata la rabbia per la fine del rapporto con Bergamini, voluto da quest’ultimo. Archiviate, dunque, le accuse contro l’autista del camion che investì l’atleta.
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L’avvocato della famiglia Bergamini, Fabio Anselmo, ha dichiarato: “Non sappiamo che fine abbiano fatto gli altri indagati, sappiamo, comunque, che Isabella Internò rimane accusata di omicidio pluriaggravato e quindi, come tale, strettamente punibile con l’ergastolo (non soggetto a prescrizione)”. Ha poi aggiunto: “Ci auguriamo di poter visionare presto gli atti di indagine e del fascicolo. Auspichiamo davvero che la procura ci rilasci copia dei documenti. La famiglia Bergamini ne ha pieno diritto.”
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