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Covid 19

Pandemia: secondo l’Iss aumentano i casi tra i più giovani

Il virus colpisce in particolare i giovani nella fascia 13-19: superati i casi rispetto agli adulti 

(Photo by Diana Bagnoli/Getty Images)

Secondo l’Istituto Superiore di Sanità i contagi da Covid 19 stanno aumentando nei giovani di età compresa tra i 13 e i 19 anni: per la prima volta questi ultimi hanno superato il numero di quelli appartenenti alla fascia degli adulti.

Il numero dei contagiati in Italia aumenta, anche a causa della variante inglese che ha interessato gran parte dell’Europa. La preoccupazione riguarda ovviamente anche l’ambito scolastico, soprattutto perché procede a rilento la somministrazione del vaccino del personale scolastico. Secondo il ministro Speranza quelle che seguiranno saranno ancora settimane difficili.

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Cambia la fascia d’età dei contagiati: lo dice uno studio condotto dall’Iss

(Photo by Marco Di Lauro/Getty Images)

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In Italia i dati sul numero dei contagi giornalieri non è rassicurante: nella giornata di ieri, infatti, si sono registrati 13.114 casi positivi, un dato superiore di circa 3.500 casi rispetto al lunedì scorso.

La fascia maggiormente colpita, a partire dalla fine di gennaio, sarebbe quella dei 13-19 anni, con circa 200 casi ogni 100 mila abitanti. I giovani positivi, dunque, superano il numero dei casi fra gli adulti; un dato confermato dall’Istituto Superiore di Sanità che ha condotto uno studio in merito.

L’unico aspetto positivo è che, fra i giovanissimi, i casi gravi sarebbero molto pochi: il 60%, infatti, presenta forme lievi. Preoccupa però anche il mondo della scuola al punto che non si escludono misure più stringenti nel Dpcm di prossima emanazione. Tanto più che la campagna dei vaccini per il personale scolastico procede a rilento, anche a causa dei ritardi di consegna del farmaco presso alcune regioni.

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(Getty images)

A confermare il clima di sfiducia su questo punto, il presidente dell’associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli che dichiara si siano effettuate solo 150 mila somministrazioni su 800 mila docenti; una cifra che, escluso anche il personale Ata, appare ancora troppo bassa.

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