Nicola Zingaretti lascia la guida del Pd. Una notizia spiazzante non solo per il suo partito ma per tutta la politica.
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Non è la prima volta che Nicola Zingaretti riflette sulla possibilità di dimettersi. Il governatore del Lazio, alla guida del Pd dal 2019, ha deciso di abbandonare il suo ruolo nel partito. Una scelta, annunciata tramite i social, che ha spiazzato tutto il mondo politico. Da Andrea Orlando, suo vice, a Franceschini, a Matteo Salvini mostratosi preoccupato per il nuovo esecutivo e la sua stabilità. Non manca anche lo stupore da parte del Presidente del consiglio Mario Draghi.
Una decisione presa con serenità da Zingaretti anche se con l’amaro in bocca. A tre anni dall’elezione, la mossa delle dimissioni arriva contro i suoi colleghi. In particolare l’ex leader democratico ha espresso il suo dissenso nei confronti delle discussioni all’interno del Pd. Ha comunicato un senso di vergogna per le tematiche affrontate più legate alle “poltrone” piuttosto che rivolte alla situazione dell’Italia, in ginocchio per via dell’ennesima ondata causata dal covid.
Nessuno all’interno del partito era a conoscenza delle sue intenzioni. A seguito di questo gesto si aprono nuovi scenari. Oggi dalle 12 la riunione della segreteria nazionale del Pd a cui prenderanno parte tutti i segretari regionali. A presidiare l’incontrò sarà Andrea Orlando.
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Zingaretti sembra fermo nella sue posizioni nonostante le richieste di ripensamento. “Qualsiasi scelta farà l’assemblea la rispetterò. Penso che debba essere il gruppo di dirigenti a fare un passo in avanti nella consapevolezza di avere un confronto più schietto, franco e plurale ma anche solidale sul ruolo del Pd, i valori di riferimento, la nostra idea dell’Italia e dell’Europa. Io non ce l’ha fatta ad ottenerlo. Spero che ora sia possibile”, le parole di Zingaretti.
Intanto in questa settimana si tenterà di capire se il ritiro delle sue dimissioni sia ancora una possibilità anche se al momento sembra improbabile. Si dovrà comprendere se sussisterà un reggente, che si ipotizza potrebbe essere Roberta Pinotti. Oppure se prenderà il via la sfida tra Andrea Orlando o Stefano Bonaccini.
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Secondo lo statuto, qualora il segretario presenti le dimissioni, è previsto che il suo successore sia eletto tramite il voto di due terzi dei componenti dell’assemblea. La prossima è prevista tra il 13 e il 14 marzo.