La lettera della sorella di Benno Neumair dopo la tragedia è un’ulteriore conferma della sua confessione: “Sapevo tutto”.
Sono passati due mesi dal giorno della tragedia che ha coinvolto nella città di Bergamo la famiglia Neumair lo scorso 4 gennaio. Fin dall’inizio i dubbi sui comportamenti contraddittori del trentenne Benno Neumair si erano rivelati al PM. E poi ancora alla stampa. Oggi con la sua confessione relativa al 6 febbraio scorso e la successiva lettera della sorella, Madé Neumair, pubblicata in esclusiva da Leggo, si evincerebbe gran parte della verità. Benno era stato già arrestato dalle forze dell’ordine il 29 gennaio.
Benno avrebbe confessato l’omicidio dei suoi genitori soltanto in seguito al ritrovamento nell’Adige del cadavere della madre, Laura Perselli. Simile è la pista seguita fin da subito ed istintivamente dalla sorella dell’uomo che non crede al suo pentimento. “Sapevo da subito che Benno aveva ucciso mamma e papà“. Queste sono le sue parole nell’incipit della commovente missiva della donna.
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“Non credo che Benno abbia rimosso cosa ha fatto, ha depistato e inquinato le prove“, ha poi continuato la sorella. Secondo le indagini ancora in corso il padre, Peter Neumair, sarebbe stato strangolato in seguito ad un litigio. La madre, invece, sarebbe stata privata della sua vita più avanti. Per il momento soltanto la salma della donna è stata ritrovata dalle squadre di ricercatori. Sebbene, stando a quanto detto da Benno, anche quello di Peter potrebbe trovarsi attualmente nelle acque del fiume.
“Pensando alle prime settimane […] stento a credere come io sia riuscita a mantenere la calma e la concentrazione nel trambusto e nel dolore più annientante”. La donna viveva quotidianamente “nella paura che la verità non venisse mal alla luce“. Ha così sentenziato più avanti. Prendendo in esame quanto accaduto fino ad oggi. E non tralasciando lo sgomento per il comportamento privo di umanità del fratello.
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La lettera scritta dalla sorella è stata regolarmente inviata alla testata giornalistica dall’avvocato in carica per la difesa della donna, Carl Bertacchi. Ecco la sua rammaricante conclusione. “Ho provato sulla mia pelle che il bene non sempre vince il male. che l’amore di una mamma e di un papà a volte può non bastare […] che nessuna possibile condanna potrà mai compensare quello che in poche ore mi è stato tolto a mani nude.“
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