Nota pallavolista di serie B resta incinta ma la società la cita per danni

Lara Lugli resta incinta quando è in serie B1 a 38 anni, smette di giocare, perde il bambino e non arriva lo stipendio. Adesso è guerra legale tra lei e il Maniago Pordenone, la società di pallavolo che la seguiva

 

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La vicenda che ha colpito Lara Lugli, pallavolista professionista prima in seria A con il Ravenna, Soliera, Mazzano, Firenze e Casalmaggiore e poi passata in B1 ha dell’incredibile. Tre anni fa quando aveva 38 anni, comunica alla sua società sportiva Volley Pordenone che è incinta, e poco dopo le viene annullato il contratto.

Non finisce qui però per Lara che qualche settimana dopo perde il bambino ed il club la cita in giudizio per danni. Una citazione arrivata nelle scorse settimane, come riporta Il Gazzettino, in “risposta a un decreto ingiuntivo in cui la giocatrice chiedeva lo stipendio del mese di febbraio”, mese peraltro in cui aveva lavorato. Il Volley Pordenone, che ha cambiato denominazione in Maniago Pordenone, l’ha citata per danni “per non aver onorato il contratto e per aver perso dei soldi dagli sponsor”.

Lara non ha esitato un attimo a raccontare la sua storia sui social, ha scritto una lunga e accorata lettera su Facebook per dire la sua e allegare anche tutta la documentazione che prova ciò che è accaduto. La pallavolista ha deciso di dire tutto proprio lo scorso 8 marzo in occasione della festa nazionale della donna, per scuotere le coscienze riguardo la vicenda che l’ha colpita.

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Lara Lugli si sfoga su Facebook, “Ecco la mia verità”

 

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Rimango incinta il 10 marzo 2019 e comunico alla società il mio stato e si risolve il contratto”, inizia così la lettera di Lara. “Le accuse sono che al momento della stipula del contratto avevo ormai 38 anni (povera vecchia signora) e data l’ormai veneranda età dovevo in primis informare la società di un eventuale mio desiderio di gravidanza, che la mia richiesta contrattuale era esorbitante in termini di mercato e che dalla mia dipartita il campionato è andato in scatafascio”.

Termina il post dicendo che “se una donna rimane incinta non può conferire un danno a nessuno e non deve risarcire nessuno per questo. L’unico danno lo abbiamo avuto io e il mio compagno per la nostra perdita e tutto il resto è noia e bassezza d’animo”.

Il Maniago Pordenone replica alle sue accuse spiegando che è esattamente diversa la situazione e che “secondo quanto era scritto nel contratto, in caso di interruzione anticipata si sarebbero attivate clausole penalizzanti per l’atleta”. La società si sarebbe quindi solo difesa di fronte ad un rimborso non dovuto all’atleta.

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Ora però sembra che la vicenda – stando a quanto sostiene Luisa Garribba Rizzitelli, presidente dell’Associazione Nazionale Atlete – sarà presentata al Presidente del Consiglio e al Presidente del Coni, Giovanni Malagó, per far luce sulla tutela delle donne impegnate nello sport e la loro possibilità di diventare madri.

 

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