In un incontro con la stampa i Måneskin hanno raccontato alcuni retroscena sul loro nuovo album, in uscita il 19 marzo. Anche noi di Yeslife eravamo presenti all’evento.
Uscirà il 19 marzo Teatro d’ira (Vol. I), il nuovo album dei Måneskin. Per i vincitori di Sanremo 2021 sarà il disco album in studio, dopo il grande successo de Il ballo della vita.
“Abbiamo voluto giocare sui contrasti – racconta Damiano, frontman della band – Nell’immaginario comune il teatro è percepito come un luogo elegante e pacato. Noi lo abbiamo scelto come collocazione del nostro soggetto (l’ira) per passare il messaggio che non si tratta di una rabbia distruttiva, ma catartica. È quel tipo di rabbia che porta a cambiare le cose“.
Insieme all’album, i Måneskin annunciano anche numerose nuove date in giro per l’Italia; un vero e proprio tour che si concluderà il 23 aprile 2022 all’Arena di Verona. L’accoglienza calorosa che la band ha ricevuto (le date uscite appena una settimana fa sono già completamente sold out) dimostra non solo che il mondo della musica dal vivo è smanioso di rialzarsi, ma anche e soprattutto che un pubblico sempre più vasto è disposto ad aprirsi al modo di pensare e di concepire l’arte che i Måneskin portano sul palco.
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Buongiorno ragazzi. Voi parlate di “ira catartica”, ma da dove nasce questa ira? Deriva da una vostra esperienza personale o da ciò che vedete nel mondo?
Victoria: Diciamo che ognuno di noi mette nei testi e nella musica ciò che gli succede, dalla rabbia per persone che nel passato non credevano in noi a quella per tutti i pregiudizi e le ingiustizie che ci sono nel mondo. La rabbia è un sentimento che non va represso.
Damiano: io sono “incazzoso” di natura. Nei testi semplicemente mi sfogo (ridono). A parte gli scherzi, penso a tutte le persone che ci dicono “Non siete rock” o “La musica non è un lavoro” e via dicendo. Per dirne una, quando siamo andati a X Factor io dovevo fare un esame di recupero e volevano bocciarmi. È un’ira rivolta a tutti i limiti che ci sono stati imposti e alle barriere che sono state messe sul nostro cammino. Ora a chi ci dice “Ma dove andate?” rispondiamo “Andiamo a vincere Sanremo 2021”.
Molte persone “all’antica” dicono che non siete una vera rockband. Come vi fa sentire?
Victoria: Non è nostro interesse incasellarci in un genere. Siamo un gruppo di ragazzi ventenni che suonano strumenti analogici e non è una cosa scontata al giorno d’oggi in Italia. Quando scriviamo siamo liberi, facciamo quello che ci piace. Non ci importa ciò che dicono di noi. Io credo che chi ascolta con la mente aperta è in grado di godersi la nostra musica senza pensare “okay, ma non sono i Led Zeppelin”.
Damiano: Devo dire che quando leggo queste cose, continuo la mia vita in maniera molto lineare (ridono).
Thomas: A me sembra stupido fare commenti del genere. Si parla sempre di quanto manchi una band rock nel panorama musicale moderno… se mi metto nella mente di un ‘purista’ del rock mi viene solo da pensare “Meno male che c’è ancora qualcuno che suona strumenti analogici e ci crede”.
E i vostri coetanei, invece? Cosa dicono di voi?
Damiano: Il pubblico che avevamo già prima è entusiasta e non vede l’ora che ricomincino i live.
Thomas: Per quanto riguarda quello nuovo, invece, ho notato che i giovani ci vedono come una novità, una cosa da scoprire e si sentono invogliati ad ascoltare il nostro genere.
Damiano: Ieri per esempio un ragazzo con la tuta dell’Adidas (forse l’ultimo che mi sarei immaginato potesse essere nostro fan) ci ha chiesto una foto. Credo che stiamo scavalcando determinati paletti, andando oltre le categorie.
Victoria: Secondo me la suddivisione in generi è molto limitante. Io credo che molti ascoltino musica indipendentemente dal genere. Semplicemente trovano una canzone che amano e l’ascoltano senza pensarci troppo su.
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Ripetete spesso che non volete farvi cambiare dagli altri, ma per l’Eurovision avete dovuto modificare il testo di Zitti e Buoni. Qual è stata la vostra reazione a questa censura?
Damiano: È una cosa che a noi chiaramente non ha fatto piacere, ma abbiamo pensato che fosse più importante partecipare all’Eurovision piuttosto che tenere un “cazzo” o un’altra parolaccia che lascia il tempo che trova. Non abbiamo modificato completamente il testo né la musica. Credo fosse una questione di buon senso. Siamo ribelli ma non scemi, ecco.
Victoria: È davvero un’occasione per noi, un modo per farci vedere da un pubblico più ampio. Alla fine le parolacce sono parte della canzone, ma non il fulcro. Sarebbe stato sciocco farci eliminare per quello.