Terapia intensiva, il numero di alcune regioni è sconvolgente – VIDEO

A un anno dalla prima ondata, i posti liberi in terapia intensiva sono pochi e alcune regioni rischiano di non farcela, i dati

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Il Covid-19 sembra non volerci abbandonare, ormai il mondo intero deve convivere con il virus che un anno fa ha stravolto completamente le vite di ognuno di noi. A distanza di dodici mesi però ci sono stati dei cambiamenti anche per la stessa malattia, all’inizio con la prima ondata gli ospedali erano al collasso, poi una tregua ed oggi di nuovo pieni. In alcune regioni d’Italia il numero in terapia intensiva è sconvolgente e i dati non sono per niente positivi.

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Terapia intensiva: quali sono i numeri attuali?

Covid Cts
Covid, ospedale (Getty Images)

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I dati dell’Instant Report Covid-19, iniziativa dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di confronto sistematico dell’andamento della diffusione del Sars-COV-2 a livello nazionale, parlano chiaro. Nell’ultima settimana si sono registrati più ricoveri in queste nove regioni: Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Molise, Umbria, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Marche. “La soglia di allerta deve rimanere alta perché il valore medio settimanale dei nuovi ingressi in terapia intensiva registra da settimane un trend in aumento”. Spiega il professor Americo Cicchetti, direttore dell’Altems affermando che la curva è pari a 2,98 x 100.000 abitanti e che nove regioni hanno superato le soglie del 30% e del 40%.

Il parere dell’esperto

Inoltre lo stesso Chicchetti ha parlato anche della differenza tra la prima e le altre due ondate di contagi. All’inizio il numero in terapia intensiva e di ricoveri in generale erano alti e ci sono stati molti morti poiché non si conosceva la malattia. Per la seconda e terza ondata invece è diverso. “La gestione della pandemia è consolidata – afferma il professore – la seconda ondata ha visto un aumento preponderante nei valori degli isolati a domicilio, segno di una mutata consapevolezza”

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sala di ospedale
Ospedale (Getty Images)

E poi continua: “Riguardo le potenzialità del territorio nella gestione della crisi, anche durante la terza ondata la pressione sui servizi assistenziali sembra seguire la stessa distribuzione”.

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