La Cassazione rigetta il ricorso di Alberto Stasi e conferma la condanna per il delitto di Garlasco. La mamma di Chiara Poggi: “Spero solo che sia davvero finita”
Ieri la Cassazione ha definitivamente rigettato la richiesta di revisione del processo avanzata da Alberto Stasi. La Suprema corte ha quindi convalidato la condanna per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco, in provincia di Pavia, la mattina del 13 agosto 2007.
La giovane Chiara, 26 anni, impiegata e laureata in Economia, fu assassinata con un oggetto contundente mai ritrovato. Fu il suo ragazzo dell’epoca, Alberto Stasi, a lanciare l’allarme. Secondo quanto raccontò agli inquirenti, Chiara era già morta al suo arrivo. Ma le tante incongruenze della sua versione, unite alla mancanza di tracce di sangue su abiti e scarpe (come se li avesse appositamente cambiati), fecero cadere i sospetti su di lui.
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Confermata la condanna a Stasi: parla la mamma di Chiara
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Le indagini e la vicenda giudiziaria sono durate per 14 anni. L’unico indagato per l’omicidio era Stasi, che però inizialmente fu assolto dall’accusa durante il processo con rito abbreviato, sia in primo sia in secondo grado. Fu la Corte di cassazione nel 2013 ad annullare la sua assoluzione. Dopo due appelli, si giunse nel 2015 alla condanna a 16 anni di reclusione e a risarcire un milione di euro in sede civile alla famiglia Poggi. Condanna diventata definitiva dopo il rigetto del ricorso di ieri.
“Dopo tanti anni speriamo che adesso sia davvero finita“, è il commento di Rita Poggi, madre della vittima. La famiglia di Chiara aveva già sperato di buttarsi i procedimenti giudiziari alle spalle già lo scorso anno, quando la Corte d’Appello di Brescia aveva bocciato per prima l’istanza di riaprire il caso.
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La proposta di revisione del processo era stata avanzata dall’avvocata Laura Panciroli, il nuovo difensore di Stasi, che si è sempre proclamato innocente. Ora l’uomo si trova in carcere a Bollate, in provincia di Milano, dove espierà ciò che resta della sua pena.