Sono passati 20 anni dalla morte di Serena Mollicone, e ora arriva il maxi processo: oltre 250 testimoni per far venire a galla la verità sui tanti depistaggi
Vent’anni di indagini ancora non hanno portato alla conclusione dell’omicidio di Serena Mollicone. La 18enne scomparve il 1° giugno 2001 da Arce, in provincia di Frosinone. Due giorni dopo il suo corpo fu trovato vicino a un mucchio di rifiuti in un boschetto di un comune limitrofo. Non c’è dubbio che si sia trattato di un delitto: Serena aveva mani e piedi legati e un sacchetto in testa.
Nonostante i molteplici tentativi di depistaggio, ieri si è aperto il maxi processo alla Corte d’Assise. Accusati di omicidio volontario in concorso c’è la famiglia Mottola: l’ex Maresciallo comandante dei carabinieri di Arce, Franco, suo figlio Marco e sua moglie Annamaria.
A rispondere delle loro azioni di copertura saranno chiamati anche il carabiniere Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento, e l’ex luogotenente Vincenzo Quatrale. Quest’ultimo è imputato di concorso morale nell’omicidio, ma anche di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, che sarebbe stato un testimone chiave degli eventi.
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Moltissimi i testimoni: oltre 260 persone saranno chiamate a deporre. Tanti quanti i misteri ancora da chiarire. A chiedere giustizia non è solo la famiglia di Serena Mollicone, ma anche quella del carrozziere di Rocca d’Arce Carmine Belli. L’uomo era stato incastrato dal ritrovamento del biglietto con l’appuntamento di Serena dal dentista: nota che fu piazzata nella carrozzeria in cui lavorava Belli per incriminarlo.
Per Belli è stata un’odissea giudiziaria durata 5 anni, da cui però è uscito completamente pulito. Il giudice per le indagini preliminari ha sempre puntato il dito contro il maresciallo Mottola, e nell’atto d’accusa scrive che, in virtù del grado rivestito, “ha potuto indirizzare sin da subito le indagini nel modo voluto. In tale opera è stato incredibilmente favorito da una serie di circostanze e atteggiamenti omertosi“.
Presenti al processo ci saranno i testimoni oculari che videro Serena nelle sue ultime ore di vita, e che hanno riconosciuto Marco Mottola, il figlio del maresciallo, come il ragazzo con cui la giovane ebbe una litigata prima di salire in macchina con lui e sparire.
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Resta però da definire chi fu effettivamente l’assassino e chi lo aiutò ad occultare il cadavere di Serena nel bosco. La prossima udienza è fissata per il 16 aprile. E intanto anche l’Arma dei Carabinieri si è costituita parte civile.
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