Spiazza la notizia dell’uomo sopravvissuto allo Tsunami in Indonesia ritrovato ora dopo 17 lunghi anni dalla tragedia.
Con grande clamore e sorpresa è stata accolta la notizia dell’esistenza di un sopravvissuto allo Tsunami che ha paralizzato l’Indonesia nel dicembre 2004. Accade a ben diciassette anni di distanza dalla catastrofe che segnò la nazione con le sue 230mila vittime. Un uomo, dato definitivamente per scomparso dalle forze dell’ordine locali, è stato ritrovato in vita all’interno di ospedale psichiatrico situato nel “territorio speciale” di Aceh. Si tratta di un ex agente di polizia di nome Abrip Asep. L’uomo venne dapprima considerato come disperso. Poi con il passare dei mesi si è inevitabilmente ipotizzato che fosse deceduto. Nonostante il suo corpo non venne mai ritrovato.
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Tsunami Indonesia, il ritorno del sopravvissuto a 17 anni dalla tragedia
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Anche l’incontenibile emozione dei familiari del sopravvissuto si è dimostrata palpabile. Potendo riabbracciare il fino ad ora disperso Abrip. Una vera e propria “benedizione inaspettata“. Alcuni dei membri appartenenti alla famiglia indonesiana hanno così sentenziato il suo ritorno. Secondo i primi accertamenti riguardanti lo stato di salute dell’uomo pare che, in seguito ai traumi subiti dopo il violentissimo tsunami, egli abbia riportato una serie danni psicologici di ingente gravità.
I traumi hanno fanno in modo che gran parte dei suoi ricordi venissero automaticamente rimossi. Abrip sarebbe stato infatti riconosciuto e riconsegnato alle cure e all’affetto della sua famiglia grazie ad un evento fortuito. Qualcuno avrebbe visualizzato delle sue foto sui social network. E da lì il miracolo avrebbe preso vita.
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In conclusione la famiglia ha voluto esprimere tutta la sua gratitudine in un servizio televisivo sulle reti indonesiane. “E’ da 17 anni non avevamo sue notizie. E abbiamo ovviamente pensato che fosse morto. […] Per noi era certo che fosse così. Non immaginavamo che fosse ancora vivo e rinchiuso in un ospedale. Siamo molto felici di averlo ritrovato. E non credevamo fosse possibile“.