Il 19 marzo scorso è partito il maxi processo alla Corte d’Assise per la morte di Serena Mollicone, secondo il padre Guglielmo però venne ammazzata perché “aveva denunciato uno spaccio di droga”
Sembra un calvario che dura da vent’anni quello legato alla morte della studentessa 18enne Serena Mollicone, ritrovata cadavere il 3 luglio 2001 nel boschetto dell’Anitrella, in località Fontecupa, in provincia di Frosinone. Molte le incognite intorno al delitto della ragazza che si era assentata da casa solo due giorni prima per andare ad un controllo all’ospedale sito presso l’Isola del Liri.
Dopo anni di omissioni e depistaggi, il 19 marzo scorso, al via il maxi processo alla Corte d’Assise dove sono stati chiamati in giudizio per omicidio volontario in concorso tutti i componenti della famiglia Mottola. Tra questi Franco, l’ex maresciallo comandante dei Carabinieri di Arce, suo figlio Marco e la moglie Annamaria.
Chiamati in giudizio anche il carabiniere Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento, e l’ex luogotenente Vincenzo Quatrale. Questi è imputato dalla Corte per concorso morale nell’omicidio ed istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi trovato morto nella sua auto nel 2008.
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Facendo un passo indietro, nel 2008 le indagini si spostano sulla caserma dei Carabinieri di Arce. Il brigadiere Santino Tuzi disse agli inquirenti di aver visto entrare in centrale, ma mai uscire, una giovane molto simile Serena la mattina della sparizione il primo luglio 2001.
La nuova pista aperta dagli investigatori scoprì che la studentessa aveva alcuni amici in comune proprio con Marco Mottola. Molto probabilmente proprio in quella compagnia circolava della droga che forse Serena avrebbe voluto denunciare.
Lo ha sempre sostenuto anche il padre della giovane, Guglielmo, fino alla morte per infarto avvenuta il 31 maggio 2020. “Serena vittima di un sistema mafioso? Arce in quel periodo era in una situazione mafiosa” – aveva dichiarato l’uomo a Radio Cusano Campus nel 2019. Lui credeva inoltre che Serena avesse paura di Franco Mottola: “Serena era andata in caserma per denunciare lo spaccio di droga che avveniva in paese. Spaccio che veniva perpetrato dal figlio dell’ex maresciallo Mottola. Questo è agli atti, lo sapevano tutti”.
Guglielmo spiegò anche che la figlia gli raccontò che una volta lo stesso maresciallo l’aveva redarguita “perché si permetteva di contrastare quello che era il commercio illegale del figlio”. Attendiamo ora gli sviluppi del processo per capire se questo lunghissimo caso giudiziario di cronaca nera troverà finalmente un colpevole.
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