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Interviste

Alex Uhlmann si racconta: “Vi spiego perché ho deciso di diventare solista”

Intervista esclusiva a Alex Uhlmann, il cantautore lussemburghese che si è raccontato a cuore aperto a noi di Yeslife, curiosi?

(Ufficio stampa)

Direttamente dal Lussemburgo, Alex Uhlmann si è raccontato in esclusiva a Yeslife in un’intervista piena di spunti e emozioni uniche. Per chi non lo conoscesse, lui è un cantautore e  e chitarrista, frontman dei Planet Funk e direttore artistico musicale di The Voice.

Da poco però la svolta: è diventato solista e a Maggio uscirà il suo primo EP in cui non mancheranno di certo sorprese. Insieme abbiamo ripercorso alcuni momenti della sua carriera.

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(Ufficio Stampa)

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Alex Uhlmann, un ricordo che custodisci gelosamente del tuo luogo di nascita?

Io sono nato in Lussemburgo, un paese molto internazionale con oltre il 50% degli abitanti stranieri. Questa internazionalità è la cosa che ricordo con più orgoglio e affetto. A scuola avevo amici di diverse nazionalità, a volte non sapevi nemmeno quale lingua parlare. Forse questo ha svegliato in me la curiosità di conoscere altri paesi e imparare 6 lingue.

La musica è la tua più grande passione, quando hai capito che sarebbe potuto diventare il tuo lavoro?

Da ragazzino, il mio primo gruppo nacque a scuola e ricordo uno dei primi concerti in centro città. Con il proprietario del club concordammo che potevamo stabilire il prezzo dei biglietti e tenerci l’incasso. Frequentavo una scuola europea che aveva più di 3000 alunni. Abbiamo fatto un bel po’ di pubblicità per quel concerto a scuola e ricordo che, tornando a casa, avevo le tasche pieno di banconote. Non avevo mai visto cosi tanti contanti.
Da lì a diventare musicista di professione però è passato un bel po’ di tempo, ho fatto la gavetta per tanti anni.

Dal Lussemburgo al Regno Unito all’Italia, ripercorriamo insieme le tue tappe più importanti.

Dal Lussemburgo andai a Londra perché da lontano quel paese sembrava fighissimo. Era l’epoca del Britpop e di Trainspotting. Ho suonato veramente ovunque in Inghilterra. Poi mi sono trasferito a Parigi e poi a Bologna per studiare. Sono tornato in Inghilterra poco dopo. Il mio primo contratto discografico però l’ho firmato in Germania e quindi mi sono spostato a Berlino. Poi ho conosciuto i Planet Funk e sono venuto in Italia.

Da frontman a solista, come mai questo passo?

Ho compiuto 40 anni qualche giorno fa. Mi sentivo pronto per presentare una cosa più personale, anche se in effetti poi molti pezzi sono scritti insieme a Luca La Morgia e prodotti da Steve Lyon. In una band non ti metti mai veramente a nudo, hai sempre le spalle coperte in qualche modo. Volevo fare una cosa senza compromessi.

Anche la tua musica è cambiata, essendo cambiato il tuo ruolo?

Si, sono un po’ tornato alle mie radici più organiche, più cantautorali. Non nego le influenze elettroniche degli ultimi anni, però mi sento più me stesso con la chitarra acustica o il pianoforte.

 Cosa ricordi degli MTV European Music Awards?

Ho suonato con Alex Neri un dj set Planet Funk durante l’after party. Onestamente ricordo poco perché abbiamo suonato tardi. Ricordo però che il catering era fatto da Carlo Cracco ed era buonissimo.

La tua esperienza più bella?

Dal punto di vista personale, sicuramente la nascita di mia figlia. Musicalmente penso che tutto il percorso col mio primo gruppo, Friday Night Hero, è stato il più bello col senno di poi.Ci siamo trasferiti a Londra, vivevamo tutti insieme in una casa dove facevamo anche le prove e ogni mattina andavamo tutti a lavorare nello stesso ufficio. Eravamo molto determinati a “farcela”. Ho documentato anche quel periodo nel video del nuovo singolo, ‘Paris or Rome’, e mi fa pensare un po’ a John Lennon quando diceva: “La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti”. Il successo mi è capitato dopo ma quei tempi sono stati senz’altro i più belli.

 Quella più brutta?

Quella volta che in tour con i Planet Funk ci hanno rubato le valigie dal furgone. Io tornavo dalle vacanze quindi avevo il doppio di valigie. Da un giorno all’altro non avevo piu niente, neanche il passaporto. E il giorno dopo dovevamo prendere l’aereo per suonare in Sardegna. Ricordo che mi hanno comprato l’outfit per suonare all’aeroporto di Olbia. Qualche giorno prima in un altra città aveva preso fuoco la stanza d’albergo di fianco alla mia. Mi sono svegliato per colpa del fumo che era ovunque. Ho dovuto saltare dalla finestra.

We people, un successo musicale e di beneficienza. Perché è stata scelta?

Purtroppo e non so perché, penso che la beneficienza nella musica o nelle arti in generale non sia particolarmente apprezzata. Forse la maggioranza delle persone vuole vivere la musica solo come intrattenimento, appena si parla di politica o di temi sociali importanti diventa tutto più complicato. È un peccato perché il musicista ha anche un ruolo di comunicatore e a volte anche di porta voce della società. Penso che gli artisti abbiano il dovere di utilizzare la loro popolarità al servizio di temi sociali. Nel mio piccolo io ci provo ma vedo che è molto complicato. E cosi fu anche con We people. È andato bene ma pensavamo andasse meglio, sinceramente.

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(Ufficio stampa)

Progetti futuri?

Un nuovo singolo a maggio e poi spero di suonare un po’ in giro..vaccinato!

BEATRICE MANOCCHIO 

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