Un’operazione su larga scala per stanare i membri di Daesh: l’intervento delle forze curde di questo venerdì (2 aprile).
The #Humanity_and_Security_Operation has successfully detained 125 #Daesh terrorists and registered #AlHol residents. Thanks to the heroism of #SDF and #Asayish, the international community has the opportunity to find a long term resolution for #AlHol pic.twitter.com/LZ7aCd7mMQ
— Coordination & Military Ops Center – SDF (@cmoc_sdf) April 2, 2021
Le forze democratiche siriane (SDF) e la polizia curda degli Assayesh hanno impiegato circa cinque giorni per perquisire l’intero campo profughi di Al-Hawl: una vera tendopoli dove vivono circa 62.000 persone, la stragrande maggioranza delle quali sono donne e bambini. Gli arrestati sono “cellule dormienti affiliati a Daesh“, secondo quanto ha riferito il portavoce degli Assayech. Le dichiarazioni ufficiali di questo venerdì (2 aprile) riportano che le forze curde sono riuscite ad arrestare ben 125 membri jihadisti, nascosti tra i rifugiati nell’area a nord-est della Siria.
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L’ONU: il campo di Al-Hawl ancora in pericolo
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La perquisizione, un’operazione di larga scala che ha mobilitato oltre 5.000/6.000 soldati curdi (The Guardian), è riuscita a stanare 125 membri ISIS appartenenti all’organizzazione salafita attiva in Siria e in Iraq. Molti di loro, stando a quanto riferiscono i media locali, sono responsabili di numerosi omicidi registrati nella tendopoli: oltre 47 da inizio anno. L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha precisato l’ulteriore aggravamento della sicurezza nel campo di Al-Hawl, ripetutamente scossa da numerosi tentativi di fuga, nonché attacchi alle guardie e ai lavoratori delle ONG.
Il portavoce delle forze dell’ordine curde Assayesh ha specificato che i membri ISIS si erano infiltrati nell’area nella veste di civili, in modo da “svolgere e organizzare le loro attività“. Tuttavia, nonostante i 125 arresti, “il pericolo non è stato ancora eliminato” – ha continuato l’alto funzionario, precisando che lo stato di allerta “persisterà fintanto che […] la comunità internazionale non considererà la situazione al campo come un grave problema internazionale e fornirà in merito un’adeguata soluzione.”
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La maggior parte dei rifugiati del campo di al-Hawl sono iracheni e siriani, ma l’area ospita anche numerose famiglie straniere affiliate al gruppo dello Stato Islamico. Secondo le stime dell’ONU, la tendopoli alberga ancora 62mila persone, di cui decine di migliaia di donne e bambini.
Fonte Kurdistan 24, The Guardian