Duro colpo a Cosa Nostra, arrestato noto Boss: cosa lo ha “tradito”

Arrestato a Palermo uno dei capi di Cosa Nostra nella giornata di ieri: i carabinieri hanno fermato Giuseppe Calvaruso, ritenuto reggente di Pagliarelli.

Arrestato Giuseppe Calvaruso boss Pagliarelli Palermo
(bepsphoto – Adobe Stock)

Altro duro colpo sferrato alla mafia siciliana nella giornata di ieri. I carabinieri del comando provinciale di Palermo hanno arrestato Giuseppe Calvaruso, l’uomo che secondo gli inquirenti avrebbe assunto il comando del mandamento di Pagliarelli dopo l’arresto del boss Settimo Mineo avvenuto due anni fa. Calvaruso, tempo addietro si era trasferito in Brasile, luogo da cui gestiva i propri affari. Era tornato in Italia per festeggiare la Pasqua con la famiglia: questo il suo passo falso.

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Palermo, arrestato Giuseppe Calvaruso il reggente di Pagliarelli

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Carabinieri (marcodotto – Adobe Stock)

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Gestiva gli “affari di famiglia” dal Brasile Giuseppe Calvaruso, l’uomo che l’antimafia ritiene essere il reggente di Pagliarelli a Palermo. Successore di Settimo Mineo, arrestato due anni fa, Calvaruso avrebbe fatto rientro in Italia per festeggiare le vacanze Pasquali, un passo falso che ha consentito ai carabinieri, nell’ambito dell’operazione Brevis, di effettuarne l’arresto.

Stando a quanto riportano fonti locali e la redazione di Leggo, nella giornata di ieri, domenica 4 aprile, i militari dell’Arma, in esecuzione del provvedimento di custodia emesso dalla Procura di Palermo coordinata da Salvatore De Luca della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) sono riusciti ad ammanettarlo. Insieme a lui altre quattro persone accusate di numerosi reati a vario titolo: associazione a delinquere di stampo mafioso, lesioni, sequestro di persona, truffa ed estorsione.

Secondo gli inquirenti, Calvaruso poco prima di raggiungere l’America Latina avrebbe preso parte a numerose riunioni con altri capi di differenti famiglie per regolare i propri affari e risolvere alcuni problemi che si erano creati sul territorio. O meglio, attraverso l’uso della violenza avrebbe ribadito la forza di Cosa Nostra ad esempio pestando un rapinatore che non aveva chiesto consenso alla mafia locale prima di porre in essere la sua azione criminale. Nello specifico, pare che la famiglia di Pagliarelli fosse stata contattata dal titolare di un esercizio commerciale rapinato, in poco meno di una settimana, ben due volte. L’imprenditore si sarebbe rivolto ad uno degli arrestati a cui avrebbe fatto visionare le immagini del circuito di videosorveglianza. Dai frame, gli uomini di Cosa Nostra sarebbero riusciti ad individuare il responsabile e, dopo averlo condotto in un luogo appartato, lo avrebbero massacrato.

Da alcune intercettazioni, riporta Leggo, pare che Calvaruso si sarebbe anche occupato di organizzare il mantenimento dei detenuti in carcere ed avrebbe altresì tirato le fila di alcune attività di carattere economico utilizzando cosiddette “teste di legno”.

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Carabinieri (Getty Images)

Il modus operandi è stato ritenuto dagli inquirenti lo stesso di sempre, quello che da quando venne scoperta la mafia ne caratterizza le attività. Una sostituzione allo Stato che si sarebbe concretata in diverse azioni criminali.

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