La vicenda di Denise Pipitone è ritornata a galla dopo 17 anni. Nell’attesa degli esiti dei test della Rostov, il criminologo Carmelo Lavorino ha detto la sua.
Tutto il mondo attende la verità. Olesya Rostov potrebbe essere la piccola Denise Pipitone. La conferma arriverà con l’esito degli esami del sangue. La famiglia non aspetta altro da tutta la vita.
La madre Piera Maggio ha visto scomparire la sua bimba di 4 anni nel lontano 2004. Da allora nessuna notizia. Il primo settembre è stato l’ultimo giorno in cui ha visto la sua Denise. La donna sta facendo il conto alla rovescia per scoprire se la Rostov, ragazza russa apparsa le scorse settimane sul primo canale russo nazionale, sia veramente Denise.
L’emittente, nell’ambito del programma “Lasciami Andare”, ha riportato a galla il caso. La giovane ha raccontato di esser stata rapita da piccola. La somiglianza con Denise e con la madre Piera ha riaperto il caso dopo 17 anni. La Rostov ha affermato di star ricercando sua madre. Oggi verrà comunicato, in diretta tv nel tardo pomeriggio, l’esito della compatibilità del gruppo sanguino della Maggio e della giovane russa. Dopo è previsto il test del DNA.
Intanto il legale della famiglia, Giacomo Frazzitta, ha sottolineato come non sia ancora arrivato nulla per il momento. Se non arriverà niente la famiglia non parteciperà alla trasmissione.
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Mentre l’attesa si fa sentire a pronunciarsi sulla vicenda è stato il criminologo Carmelo Lavorino. “Ogni volta che c’è il sospetto che qualche ragazza possa essere Denise viene montato un circo mediatico che strumentalizza soprattutto il dolore dei familiari”, il commento dell’esperto ai microfoni dell’Adnkronos.
Lavorino inoltre lamenta le modalità con cui è avvenuta la vicenda. In particolarie sottolinea come si poteva gestire il tutto con maggiore velocità e riservatezza. “Si poteva chiedere il gruppo sanguigno della ragazza e poi, magari con il supporto dell’intelligence, prendere il Dna”, il commento dell’esperto.
Secondo il criminologo si potevano inoltre fare verifiche più dettagliate prima di rendere mediatiche le supposizioni. “Circo mediatico”, è la definizione utilizzata da Lavorini per descrivere l’accaduto. In particolare ha evidenziato come i familiari delle vittime siano indeboliti e straziati dal dolore.
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