Federico Ciontoli è sotto processo insieme a tutta la sua famiglia per l’omicidio di Marco Vannini. E sui social….
Torna a parlare sui social Federico Ciontoli, sotto processo insieme a tutta la sua famiglia per l’omicidio di Marco Vannini. In attesa del nuovo processo in un video su Facebook, Ciontoli da la sua versione dei fatti e rivela alcuni punti oscuri della notte in cui Marco è morto colpito da un proiettile. Nell’ultima sentenza dell’appello bis Ciontoli è stato condannato per concorso in omicidio volontario. I giudici racconta Ciontoli sui social, hanno motivato la condanna “sostenendo che essendo esperto di armi, non posso non aver riconosciuto il colpo d’arma da fuoco. Ma non solo, mi sarei addirittura reso conto dall’inizio che le condizioni di Marco erano gravissime, tanto da capire che sarebbe potuto morire“. Accuse gravissime quelle che sono state rivolte a Ciontoli che cerca di difendersi suoi social.
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Federico Ciontoli torna a parlare sui social: “110 minuti di ritardi? Solo falsità”
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“La verità è molto più complessa di quella che si vuole far credere“. Sono queste alcune delle parole di Federico Ciontoli sul suo profilo Facebook. Il ragazzo si difende da tutte le bugie e falsità che secondo lui sono state dette in questi anni. “Il numero delle strumentalizzazioni sugli orari supera di gran lunga tutte le altre. Si è parlato di 110 minuti di ritardi, 110 minuti di urla, 110 minuti di non alzare un dito, 110 minuti…Nessuno però ha mai pensato di pubblicare gli orari ufficiali…Perché? Perché avrebbero facilmente fatto capire che si parlava di falsità“. Federico parla di 40 minuti in cui pensava si trattasse solo di uno spavento, così gli aveva fatto credere il papà. Invece nei successivi 35 minuto era convinto che il proiettile fosse nel braccio come era stato comunicato ai soccorritori. Non si può pace Federico che dice: “Niente poteva farmi immaginare il contrario. Mi fidavo di mio padre”.
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Federico Ciontoli, il 3 maggio sarà giudicato con sentenza definitiva dalla Corte di Cassazione, che dovrà decidere se confermare o meno la condanna.