La tragedia ad alta quota è avvenuta nel lontano 1 giugno 1999. All’origine dell’impatto vi è un errore dei deflettori durante l’atterraggio.
Un altro incidente aereo che è entrato nella storia per l’alto numero di vittime risale al 1° giugno 1999. La tragedia ha colpito la linea American Airlines 1420. L’itinerario di volo che avrebbe dovuto collegare Dallas e Little Rock, Stati Uniti. Il percorso era stato affidato al McDonnell Douglas MD-80 (numero di registrazione N215AA). Soprannominato anche “Mad Dog” – in italiano “cane pazzo” – il particolare velivolo bimotore ad ala bassa era stato assegnato alla nota compagnia aerea statunitente (AA) nel 1983.
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L’origine e le dinamiche dell’incidente: il bilancio delle vittime
Il velivolo coinvolto nell’incidente era pilotato dal comandante Richard Buschmann. Il 48enne, laureato nel 1972 alla United States Air Force Academy, aveva alle spalle circa 10.234 ore di voli, di cui almeno la metà effettuate con le strutture alate MD-80. Sette anni dopo, il noto pilota prestò inoltre servizio presso l’aeronautica militare, prima di entrare nello staff dell’American Airlines nel luglio dello stesso anno. Il grande esperto di pilotaggio, prima di Boeing e nel 1991 di MD-80, ricoprì inoltre il ruolo di tenente colonnello presso la US Air Force Reserve Command.
La squadra di pilotaggio fu informata prima dell’imbarco sul ritardo della partenza a causa di forti temporali lungo la traiettoria pianificata: le previsioni metereologiche furono fornite dall’agenzia statunitense National Weather Service. Le condizioni meteorologiche avverse ritardarono l’arrivo dell’aereo che avrebbe dovuto abbandonare la stazione di Dallas/Forth Worth (DFW) alle 20:28 per arrivare alla stazione di Little Rock alle 21:41. Secondo la politica della linea il tempo di servizio del comandante prevedeva 14 ore e il volo 1420 era l’ultimo della giornata per l’intero equipaggio. Per problemi di tempistica, l’American Airlines sostituì l’aereo in ritardo con un MD-80, numero di coda N215AA: il volo 1420 partì alle ore 22:40.
Alla base dell’incidente vi è un brusco cambiamento di rotta da parte del pilota: erano circa le ore 23:39, quando un controllore avvisò l’equipaggio di un avviso improvviso cambio di direzione del vento. Alla segnalazione del wind-shear, il capitano Buschmann non ebbe altra scelta e chiese l’autorizzazione di atterraggio sulla pista 4R. Al momento della richiesta, il velivolo era già molto vicino all’aeroporto; pertanto, il comandante dovette temporaneamente dirottarlo per riallinearlo per l’atterraggio sulla pista.
Durante la manovra, poiché il radar meteorologico dell’MD-82 aveva un campo visivo molto ristretto e in avanti, l’intero equipaggio non riuscì a notare la minaccia incombente dei temporali. Di conseguenza, durante l’avvicinamento verso l’aeroporto, ore 23:44, il velivolo fu sopraggiunto da una violenta tempesta forte temporale che fece perdere di vista la pista agli occhi del controllore. L’aereo atterrò sulla pista 4R alle 23:50:20.
Tuttavia, appena le ruote toccarono terra, il primo ufficiale Origel gridò l’agghiacciante notizia: “Siamo a terra, ma stiamo andando a sbattere.” Il problema risiedeva nella pista bagnata e nelle forti raffiche di vento; ma specialmente nella mancata attivazione del sistema automatico degli spoiler da parte dell’équipe di pilotaggio. Durante l’atterraggio, i deflettori non riuscirono ad estendersi né automaticamente né in maniera manuale.
L’aereo proseguì oltre i confini della fine della pista, percorrendo oltre circa 450 metri, andando a schiantarsi contro una barriera di sicurezza e un’antenna di localizzatori ILS. Infine, l’MD-80 andò a impattarsi contro una struttura adibita all’impianto delle luci di avvicinamento per la pista 22L, lungo il fiume Arkansas. La violenta collisione distrusse il muso dell’aereo, lo frantumò in pezzoni e schiacciò il lato sinistro della fusoliera; precisamente dalla cabina di pilotaggio alle prime due file di sedili.
Il bilancio delle vittime segna 11 morti, compreso il comandante Buschmann dei 139 passeggeri e 110 feriti, di cui 41 gravi tra cui il primo ufficiale Michael Origel, 35 anni, e altri tre dei quattro assistenti di volo. Altri 64 passeggeri e il rimanente assistente di volo riportarono ferite lievi. 24 i passeggeri illesi.
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