La decisione del Paese nipponico pone fine a sette anni di dibattiti sullo smaltimento dell’acqua contaminata.
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Arriva l’ok da Tokyo sul rilascio del liquido radioattivo di Fukushima nell’Oceano Pacifico. La decisione è risolutiva: vinta la netta opposizione dell’opinione pubblica, il governo giapponese ha approvato lo scarico delle scorie nelle acque oceaniche.
L’acqua contaminata da gettare è stata utilizzata fino a oggi per il raffreddamento dei reattori della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi, gravemente danneggiati dall’incidente nucleare. In particolare, alcuni reattori furono ulteriormente scossi dal terremoto e dallo tsunami dello scorso 11 marzo 2011, le cui onde sismiche distrussero interi gruppi di generazione diesel-elettrici di emergenza che alimentavano i rispettivi sistemi di raffreddamento.
Il progetto prevede l’inizio dei lavori tra due anni e, secondo quanto riferiscono i comunicati di Tokyo, l’operazione durerà decenni.
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Fukushima nell’oceano Pacifico: l’Asia contro Tokyo
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La Corea del Sud non è favorevole alla recente decisione giapponese. In merito, gli alti funzionari di Seul hanno convocato l’ambasciatore del Giappone, Koichi Aiboshi. Secondo quanto riporta l’emittente YTN, lo Stato dell’Asia orientale “si oppone fermamente” alla mossa nipponica relativa al rilascio di oltre di oltre 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata e accumulatasi in 10 anni nella centrale nucleare di Fukushima; posizione condivisa anche dall’Atomic Energy Council di Taiwan. Anche la Cina si oppone e esorta il Giappone a rivedere la sua decisione, precisando l’inadeguatezza della decisione amministrativa, del tutto ingiustificata in assenza di autorizzazione anche da parte degli altri Paesi asiatici coinvolti.
Le opposizioni arrivano anche dal fronte civico anti-nucleare e pro-ambiente: da Seul 31 gruppi ambientalisti dichiarano che “nonostante Tokyo diluirà l’acqua a livelli non dannosi per l’uomo, l’ operazione non cambierà il totale della radioattività dispersa.” In merito si è espressa anche Greenpeace Giappone. L’associazione non governativa condanna con forza la decisione del governo nipponico diretto dal primo ministro Suga, precisando che l’operazione “più economica di rilascio nell’Oceano” non minimizza i rischi di esposizioni a radiazioni: una decisione che lede e ignora completamente i diritti umani e gli interessi della stessa gente di Fukushima, del Giappone e dell’intera area asiatica che si affaccia sul Pacifico. Il portavoce della campagna clima ed energia di Greenpeace Giappone Kazue Suzuki ha espresso il suo immenso dispiacere: “il governo giapponese ha ancora una volta deluso i cittadini di Fukushima.”
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Greenpeace si pronuncia al fianco dei residenti di Fukushima, comprese le comunità di pescatori, con il suo costante sostegno nella lotta contro simili piani antiumanitari.
Fonte The Guardian