Non si conosce ancora l’origine del Covid dopo un anno, stamane in studio a Uno Mattina hanno provato a far luce sulla questione Massimo Galli e Paolo Magri
La puntata odierna di Uno Mattina parte con un ginepraio di domande ed interrogativi che la comunità scientifica e la stessa popolazione si sta domandando da oltre un anno: qual è l’origine del Covid? In collegamento video oggi il professor Massimo Galli, responsabile del Centro malattie infettive di Milano, e Paolo Magri, direttore dell’ISPI e docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi.
Monica Giandotti interroga subito Magri e chiede cosa ne pensa delle restrizioni avanzate dalla Cina riguardo la possibilità di effettuare indagini sul campo dopo lo scoppio della pandemia che si reputa essere avvenuta nel centro sperimentale di Wuhan. “È bizzarro stupirsi dell’ovvio a volte” – inizia l’ospite.
“L’ONU è un organismo sovranazionale che dovrebbe basare le proprie indagini sul consenso degli stati membri, ma con la Cina è andato molto calmo. Il Paese, a mio avviso, voleva ridurre la tensione internazionale e ha fatto in modo che tutto si svolgesse nel riserbo più totale. Senza poi capire fino in fondo ciò che è realmente accaduto”.
Il docente spiega anche che è partita la richiesta da parte dell’Occidente di avviare una seconda fase di indagini accurate: “Facciamo bene a fare pressione verso Paesi che fanno oscurantismo politico, non ci deve depistare il fatto che si tratti di una grande potenza economica mondiale”.
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Massimo Galli lancia l’allarme e critica l’attuale struttura sanitaria nazionale
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“Da dove si è sviluppato il Covid?” chiede Monica a Massimo Galli. La risposta cerca di spiegare che il virus è molto vicino a quello di molti pipistrelli della famiglia dei Rinolofus, ma manca da intercettare l’animale che ha fatto da anello nella trasmissione con l’uomo. Mentre per la Sars è stato identificato lo Zibetto Orientale, per il Covid-19 non si è ancora dimostrato con certezza che l’intermediario sia il Pangolino. Per lui, inoltre, è da escludere totalmente ciò che l’Oms aveva fatto trapelare all’inizio, ovvero che il virus si trasmetteva tramite i cibi congelati.
Poi Galli zittisce i conduttori e dà un pronostico agghiacciante. “Avremo a che fare con una nuova pandemia in futuro?” chiede Frittella. “Sì, certo. Quello che non mi aspettavo adesso era che arrivasse una seconda Sars, piuttosto un brutto virus dell’influenza che può sembrare blando ma in tempi non sospetti in Italia porta all’anno a circa 8mila morti”.
Il professore crede poi che negli anni futuri, “10-20 anni massimo”, giungerà una nuova terribile pandemia mondiale. Per lui questa situazione attuale ci deve far capire quali sono le reali mancanze a cui dobbiamo sopperire in ambito sanitario.
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“La medicina del territorio è stata dimenticata. Dobbiamo puntare sulla creazione di cinture che colleghino i territori isolati e gli ospedali con una rete di sorveglianza epidemiologica sempre attiva”. Ultimo aspetto, studiare maggiormente gli ecosistemi perché, come abbiamo visto negli ultimi decenni, “la maggior parte delle pandemie sono zoonosi, di natura animale. Dobbiamo insistere perché il focus si concentri in questi aspetti salienti”.