La sorvegliante della struttura detentiva è stata assalita martedì mattina (13 aprile) da un detenuto sulla trentina.
🚨violente agression #prison St Etienne. #UUJ : les #détenus avec des troubles psy n’ont pas leur place dans un établissement pénitentiaire traditionnel ! @justice_gouv, le profilage et la création de structures adaptées deviennent une urgence ! @afpfr @disp_lyon @UFAPLYONur https://t.co/IkoeD2G5DY
— UFAP UNSa Justice (@syndicatufap) April 13, 2021
Un nuovo episodio di violenza ha scosso il centro penitenziario di Saint-Étienne-La Talaudière, nel dipartimento francese della Loira. Secondo quanto riferiscono i media locali, la tragedia si è consumata nella mattina di questo martedì (13 aprile), quando una sorvegliante del carcere è stata brutalmente assalita da un detenuto. L’aggressore, sulla trentina, è stato preso in custodia dalla polizia. A seguire i dettagli.
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Le dinamiche dell’aggressione
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La vittima, 53 anni, è stata trasferita al CHU (Centre Hospitalier Universitaire) più vicino, da dove è uscita per essere interrogata dalla squadra di polizia locale, ai cui membri è stato affidato il caso. Ad annunciarlo è stato Stéphane Scotto, direttore interregionale dei servizi penitenziari di Lione. Stando a quanto riferisce Jean-Luc Perrot, il rappresentante Ufap-Unsa (Union fédérale autonome pénitentiaire – Union nationale des syndicats autonomes) del centro penitenziario vicino a Saint-Etienne citato dai notiziari francesi, il criminale ha aggredito la responsabile della struttura detentiva con del liquido corrosivo prima di picchiarla violentemente.
Per la precisione, il detenuto “le ha lanciato la candeggina in viso; in seguito l’ha presa a pugni in faccia e infine le ha infilato le dita negli occhi, cercando di morderla sul collo.” Vittime dell’aggressione sono anche altri supervisori della prigione: intervenuti per salvare la collega, gli altri membri del personale sono rimasti lievemente feriti nell’assalto. Secondo i rapporti ufficiali del carcere, l’amministrazione penitenziaria ha autorizzato il trasferimento immediato di alcuni detenuti in altre strutture di detenzione a causa dei loro comportamenti altamente disfunzionali. Tra questi vi sono anche alcuni ribelli dell’insurrezione 3 aprile.
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Il 3 aprile diverse dozzine di detenuti si sono rifiutati di lasciare il cortile e tornare alle loro celle. Il motivo della rivolta risiedeva in un malcontento generale a causa di “poche console di gioco“, la presenza del plexiglas nella sala delle visite e la scarsità di risorse alimentari nella mensa comune.
Fonte 20 minutes