La nostra video intervista a Luca Abete, l’inviato di Striscia la notizia che è tornato con il suo tour motivazionale nelle università italiane
Con la sua pigna in pegno è uno degli inviati più longevi e amati di Striscia la notizia. Tutti lo conosciamo per la sua giacca di velluto verde ma Luca Abete è molto di più. Mamma avellinese e papà napoletano, Luca è un vero mattatore della comunicazione: dalla tv, alla radio, dal web agli eventi dal vivo, riesce a coinvolgere tutti con la sua energia travolgente sperimentando sempre forme espressione inedite.
Precursore del selfie con il suo contest One Photo One Day, è riuscito ad entrare anche nelle università italiane con il suo #NonCiFermaNessuno, il tour motivazionale dedicato agli studenti. Dal 2014 più di 100 appuntamenti e oltre 15 mila ragazzi incontrati. Quest’anno nonostante la pandemia Luca non si è fermato ed è tornato in pista con tanti incontri virtuali ed i suoi messaggi positivi per non lasciarsi scoraggiare.
Alle telecamere di YesLife Luca Abete ha raccontato tutte le novità del suo tour motivazionale e molte altre curiosità che non ha mai detto a nessuno.
Ciao Luca, presentati ai nostri ascoltatori
Sono Luca Abete, sono nato nel ’73 ad Avellino, ero un bonsai e sono diventato un abete
Da futuro architetto a mattatore della comunicazione, rifaresti tutto?
Ma certo, non rimpiango nemmeno un passaggio della mia vita. Ho studiato architettura perché mi piaceva molto diventare colui che disegnava forme, poi ho cominciato a fare l’animatore per bambini, il clown, televisione per bambini e lì ho capito che la mia strada era nella sperimentazione delle forme di comunicazione e a Striscia ho trovato tutto quello che mi serviva per esprimermi al meglio.
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La tua prima apparizione in tv?
Il 18 febbraio 2001 in un programma che si chiamava “Marameo show” in un piccolo format per bambini che andava su Irpinia tv, una televisione di Avellino, la mia città, andavamo in onda dopo pranzo e avevamo tanti bambini che si collegavano telefonicamente per giocare in diretta. Erano felici, firmavo autografi e ho capito cosa voleva dire il successo.
La prima cosa che hai pensato quando Antonio Ricci ti ha chiamato?
Io all’inizio Antonio Ricci non l’ho visto per anni, ero l’ultima ruota del carro, ho fatto la cosiddetta gavetta. Cercavo dei casi, li sottoponevo alla redazione di Milano e quando mi davano l’ok li completavo e a volte li vedevo in onda perché capitava che fossero imprecisi e imperfetti e me li bocciassero. Insomma ho fato due anni in cui sono andato in onda pochissimo, ho lavorato tantissimo ma mi sono serviti per conoscere meglio il mio territorio, certe realtà e per conoscere me stesso. Lì è nato un po’ il mio stile e quello che col tempo mi ha dato la possibilità di consacrarmi all’interno di questo programma.
E l’esperienza più difficile in assoluto?
Dire che le aggressioni che abbiamo subito sono stati terribili è una cosa banale perché tutti hanno visto le situazioni complicate nelle quali ci siamo ritrovati. Sicuramente la più assurda è stata ad Avellino per intervistare il ministro della pubblica istruzione mi sono ritrovato arrestato, portato in questura, aggredito e mal menato dai poliziotti.
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Se dovessi vestire i panni di un tuo collega a Striscia, chi sceglieresti?
Capitan Ventosa, voglio divertirmi e scherzare con le persone, oltre che evidenziare quelle cose che capitano in giro proprio come fa lui.
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Sei tornato con #NonCiFermaNessuno in streaming, soddisfazione o un po’ di amarezza?
Le cose nella vita cambiano e la bravura deve essere nell’adeguarti a quel meccanismo che si sta concretizzando. Se le università sono chiuse che facciamo ci strappiamo i capelli che non abbiamo? Ci diamo da fare e cerchiamo di portare avanti un format diverso e quest’anno siamo riusciti a metterlo in campo potenziando la fascia di ascolto. A Cassino abbiamo avuto quasi 11 mila ragazzi collegati e possiamo invitare anche degli ospiti: abbiamo avuto Michelle Hunziker, Ciro Ferrara, Annalisa Minetti
Tante tappe, quale sarà l’ultima?
Siam partiti da Milano e termineremo a Roma il 25 maggio a La Sapienza, sarà bello terminare nella Capitale dove un po’ questo tour è nato, dove sono stati fatti i primi esperimenti prima che esistesse il tour.
Pizza a portafoglio o babà?
Sono un goloso quindi babà
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Il tuo luogo del cuore di Avellino
Sicuramente il corso principale, uno dei luoghi dell’infanzia e chi è stato ad Avellino l’ha visto cambiare ed io con il motorino andavo avanti e indietro per cercare i miei amici, oggi è una bellissima isola pedonale.
Grazie Luca, lascia un saluto ai nostri ascoltatori
Allora ragazzi io vi saluto, viva il popolo di tutti voi che mi state guardando, ciao a presto!
FRANCESCA BLOISE
Per vedere l’intervista completa a Luca Abete guarda il video: