La tragedia ad alta quota risale al 28 aprile 1988 a causa di una decompressione esplosiva a bordo del Boeing 737-200.
Un altro disastro ad alta quota riguarda il volo Aloha Airlines 243, affidato al Boeing 737-200. L’apparecchio di linea bireattore decollò il 28 aprile dall’Aeroporto Internazionale di Hilo, nella Hawaii, alle ore 13:25 locali. L’apparecchio trasportava a bordo 95 occupanti, di cui 90 passeggeri e 5 membri dell’equipaggio, con destinazione l’aeroporto Internazionale di Honolulu, nelle Hawaii (USA). All’origine dell’incidente vi fu una decompressione esplosiva (ED), registrata mentre l’aeromobile circolava a 24000 piedi (7300 metri): l’improvviso calo incontrollato provocò lo scoperchiamento del velivolo per oltre un quarto della sua lunghezza. Nonostante il problema, i piloti riuscirono a effettuare l’atterraggio in totale sicurezza nell’Aeroporto di Kahului di Maui.
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Le dinamiche e l’unica vittima dell’incidente
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Durante il volo, i passeggeri del Boeing 737-297 udirono un rumore sibilante. Raggiunta l’altitudine di crociera di 24000 piedi (7300 metri) alle ore locali 13:48, il velivolo registrato N73711 riscontrò una rottura al lato sinistro della fusoliera, con conseguente virata incontrollata dell’aeromobile, ora a sinistra ora a destra. Ad alimentare la criticità della situazione si inserirono errori a livello dei sistemi computerizzati: i comandi non rispondevano.
In seguito iniziarono a fluttuare sopra la cabina pezzi di isolante grigio mentre la porta fu disvelta dalla decompressione: secondo quanto ha riferito il comandante durante il disastro “al posto del soffitto c’era il cielo“. Il calo di pressione incontrollato che ne derivò aveva strappato larga parte del soffitto, dal cockpit (cabina di pilotaggio) alla zona dell’ala anteriore. L’unica vittima fu l’assistente di volo Clarabelle Lansing, risucchiata fuori dal velivolo attraverso l’enorme apertura creatasi nella fusoliera. Al servizio da 37 anni, la donna è scomparsa mentre si trovava in piedi vicino ai sedili della quinta fila. Il suo corpo non fu mai ritrovato; mentre salì a 65 il bilancio dei feriti, di cui alcuni in gravissime condizioni.
Secondo le dichiarazioni del National Transportation Safety Board, l’origine dell’incidente è stata individuata in una mancata supervisione del programma di manutenzione. L’esito dei controlli non aveva indicato anomalie, quali la presenza di vistosi fenomeni corrosivi all’altezza della fusoliera. La sua corrosione in ambiente salino tipico dei voli Aloha Airlines (che collegano distanze brevi tra le varie isole dell’arcipelago delle Hawaii) fu aggravata dall’elevata frequenza dei voli con conseguenti pressurizzazioni e depressurizzazioni della struttura principale.
Ulteriori danni furono individuati negli stabilizzatori orizzontali, altamente danneggiati dai detriti della fusoliera.