La Super League nasce in una notte, sconvolge il calcio europeo per poi spegnersi dopo due giorni rivelandosi uno dei progetti più fallimentari degli ultimi anni.
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Nella notte tra martedì e mercoledì le sei squadre inglesi che avevano scelto di essere tra i padri fondatori della lega privata hanno fatto dietrofront e se all’inizio un comunicato lasciava intendere che il progetto sarebbe stato modificato, il giorno seguente il vicepresidente Andrea Agnelli ha comunicato che non c’erano più le basi perché il piano potesse essere ancora operativo dopo che anche Inter e Atletico Madrid avevano annunciato il proprio ritiro.
Il piano prevedeva di costituire un campionato europeo solo per privilegiati ossia le 12 squadre fondatrici, alle quali si sarebbero affiancate solo altre 5 per meriti sportivi.
Ma la guerra che la Uefa ha fatto alla Super League non avrebbe più consentito loro di partecipare alle altre competizioni rischiando di distruggere così lo sport più amato al mondo.
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Cosa rischiano le squadre uscenti dal torneo
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A rimanere fino all’ultimo all’interno del progetto che è andato in frantumi sono Real Madrid, Juventus, Barcellona e Milan. Le altre che hanno deciso di abbandonare la competizione sul nascere dovranno rimborsare parte dei 3,25 miliardi di euro di “sovvenzione infrastrutturale” previsti inizialmente e che riguardano il finanziamento concesso dalla banca statunitense JpMorgan Chase, come era stato concordato nella clausola di uscita alla stipula del contratto, in caso di rinuncia prima di giugno 2025.
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Tuttavia il presidente della Super League e patron del Real Madrid, Florentino Perez continua a difendere il progetto elitario dichiarando: “La società esiste ancora, Juventus e Milan non se ne sono andate. Stiamo tutti insieme: riflettiamo, lavoriamo”.