Potrebbe esserci una svolta clamorosa nel caso del Mostro di Firenze: una pista indica che forse il vero killer proviene dagli Stati Uniti
La Procura della Repubblica di Firenze potrebbe avere in mano delle prove decisive per dare una svolta al caso del Mostro di Firenze. Così è stato soprannominato il serial killer che commise 14 omicidi accertati (ma si sospetta sia colpevole di altre 16 morti) che ha agito in Toscana per quasi un ventennio, dal 1968 al 1985. I suoi bersagli erano coppie di innamorati, che si appartavano nelle campagne fiorentine. E i delitti erano accompagnati da mutilazioni alle donne vittime della sua furia omicida.
Per quattro duplici omicidi furono condannati in via definitiva gli autori materiali, i cosiddetti “compagni di merende” Mario Vanni e Giancarlo Lotti, che dopo un periodo in carcere morirono negli anni Duemila. Il terzo, Pietro Pacciani, fu condannato in primo grado e successivamente assolto in appello, ma morì prima di affrontare un nuovo grado di giudizio. Ad incastrarli fu la testimonianza di un loro amico, Fernando Pucci. Ma il caso potrebbe riservare altre sorprese, almeno secondo quanto afferma il giornalista Francesco Amicone sulle pagine di Libero.
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Mostro di Firenze, nuove prove sul killer portano negli Stati Uniti
E se l’omicida seriale non fosse italiano? La risposta sarebbe contenuta in un verbale di denuncia sulle ammissioni di colpevolezza di un ex testimone del processo a Pietro Pacciani. Tali dichiarazioni raccolte proprio da Amicone, sarebbero di Joseph (Giuseppe) Bevilacqua. Un ex soldato italoamericano che dopo aver lasciato l’esercito, dal luglio 1974 alla fine del 1988, lavorò presso il cimitero americano di Firenze, a San Casciano in Val di Pesa. Lo stesso paese da cui provenivano Vanni, Lotti e Pacciani, i tre condannati per gli omicidi.
Il giornalista dichiara che l’uomo avrebbe ammesso spontaneamente di essere il vero responsabile degli omicidi di Firenze. Ma c’è di più: sarebbe proprio lui il killer americano Zodiac, che fino ad oggi è rimasto senza identità. E in effetti le similitudini erano subito parse chiare agli inquirenti. Zodiac fu attivo in California settentrionale, uccidendo cinque persone tra il 1968 e il 1969. Ma potrebbe esserci la sua mano dietro altri 37 delitti irrisolti dello stesso periodo. Anche lui toglieva la vita a coppie che si appartavano e si accaniva sulle vittime femminili.
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Mostro di Firenze, il serial killer potrebbe essere Zodiac?
Ma ecco il resoconto del giornalista Francesco Amicone: “La confessione parziale di “Joe”, avvenne nel corso di una telefonata di alcuni minuti, al termine di una serie di colloqui a casa sua, in provincia di Firenze“. Il cronista gli consigliò di costituirsi. Ma due giorni dopo le ammissioni, quando Amicone andò da lui per accompagnarlo dai Carabinieri, Bevilacqua aveva cambiato idea.
Il giornalista denunciò l’accaduto nel 2018. Tuttavia la svolta ci fu a dicembre 2020, quando arrivò ai Carabinieri la soluzione di un messaggio cifrato di Zodiac, che conterrebbe il nome di Bevilacqua nascosto dai simboli. “Nella decifrazione compare la parola chiave “BEKIM“, che si ricollega alle vicende del Mostro“, spiega Amicone. Bekim come l’attore Bekim Fehmiu, attore famoso per l’interpretazione di Ulisse. E proprio Mario Vanni aveva accusato dei delitti un americano che si faceva chiamare “Ulisse“.
Fra le altre prove a carico di Bevilacqua ci sarebbe la sua presenza in California, proprio nel periodo degli omicidi di Zodiac per un’indagine sotto copertura. Ma anche che al processo di Pacciani abbia negato di conoscere l’imputato. Invece si sarebbero incontrati più volte in un bosco fuori Firenze per parlare degli omicidi. Pacciani lo soprannominò “il nero”, scambiando il suo ciondolo a croce celtica per un simbolo fascista, quando in realtà era il marchio scelto da Zodiac.
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La Procura di Firenze ha da poco acquisito il DNA di Bevilacqua. Se le voci fossero confermate, l’ex sergente italoamericano potrebbe essere sottoposto anche a un esame della calligrafia, visto che Zodiac inviò varie lettere a polizia e stampa americana, per vantarsi dei suoi delitti.